C’era bisogno di un verbo che non fosse verbo, di un sostantivo che non fosse sostantivo, di una parola che inciampasse su sé stessa prima ancora di essere pronunciata.
farepeggio è tutto questo: un errore volontario, una speranza non stirata, una di quelle cose che ti rimangono attaccate addosso come il sudore di una vita passata a contare gli sbagli.
Alaska parte da “noi”, dai non-più-adolescenti incazzati, annichiliti dalla depressione generazionale.
Parte da un’entità collettiva che si muove tra i versi con la disinvoltura di chi è consapevole di esistere ma non sa bene in che direzione muoversi. O meglio lo sa, ma sa solo muovere passi storti. Che però, in qualche modo, ti portano da qualche parte.
farepeggio ci racconta che il presente è una trappola, il passato non ci appartiene, il futuro è una promessa sussurrata che nessuno vuole mantenere.
Alaska, però, ci prende sul serio e ci accompagna: tra parole scarne, nude, senza troppi orpelli. Non c’è bisogno di vestire la musica con fronzoli inutili.
La produzione è essenziale, quasi scheletrica, un tappeto che lascia spazio alle parole, alla voce, al non detto.
farepeggio è una di quelle cose che si dicono senza pensarci troppo e che poi restano lì, appese tra un discorso lasciato a metà ed un ricordo che non ha ancora preso forma. Alaska se ne appropria, lo trasforma, dà agli errori un senso nuovo.
Perché è vero, siamo tutti in grado di “farepeggio”, lasciandoci andare alle turbe emotive che caratterizzano le nostre situazioni – ma in fondo, va bene così.
Alaska, con questo singolo, si spinge oltre quello che aveva fatto prima.
Nonostante si muova sempre morbido e leggero sulle produzioni, accompagnato da un team d’eccezione, stavolta si sente il desiderio di cambiare rotta, di non ripetersi, di prendere la propria musica e trascinarla altrove. Ma senza forzature. È una crescita naturale, una mutazione necessaria. farepeggio non è una svolta netta, ma un’evoluzione spontanea, il risultato di una ricerca personale che ha trovato la sua voce proprio nell’abbracciare le deviazioni di percorso.
E così, alla fine dell’ascolto, ci mettiamo addosso il solito cappotto di quella strana malinconia.
Un po’ come quando stai facendo un sogno bellissimo ma ti svegli all’improvviso, provi ad addormentarti per continuare il sogno ma ormai non ci riesci più.
Una volta svegli, la realtà ha contorni troppo definiti per essere davvero interessante. farepeggio è il desiderio di sbagliare meglio, di perdersi per ritrovarsi, di restare un po’ di più dentro quel tempo che ci sfugge sempre dalle mani.
Puoi ascoltare il singolo qui: