Rose Villain chiude la trilogia: “Radio Vega” sarà un bel finale?

da | Mar 14, 2025 | Recensioni album

"Fuorilegge" era solo un assaggio: Rose Villain ha chiuso le trasmissioni della sua trilogia con Radio Vega, il suo nuovo album.

Il secondo anno a Sanremo si può considerare più come un ingresso nel futuro, che non come esperienza di per sé. Quantomeno, questo vale per Rose Villain. C’è tanta carne al fuoco dopo il festival, tra la partecipazione come giudice nella nuova stagione di Nuova Scena e il tour che la vedrà esibirsi nei palazzetti. Il percorso di questa artista ha dunque ormai preso una propria strada, portandola ad essere riconoscibile tra le voci femminili italiane. Ovviamente, a questo, hanno contribuito anche i due episodi del festival, tra espressione vocale e di carattere, con “Click Boom” e Fuorilegge. Ecco perchè per Rose Villain è così importante Radio Vega, come progetto discografico. La chiusura di questa trilogia risulta un tassello fondamentale, una consacrazione artistica dopo aver ottenuto, in generale, un ottimo riscontro dal proprio pubblico. Eppure, nonostante le premesse fossero delle migliori, forse non tutto è andato come sarebbe dovuto andare.

L’apripista di Radio Vega: Fuorilegge è un flop?

Non è la prima traccia del disco, eppure ne è stata un po’ l’introduzione. Quasi 20 milioni di ascolti su Spotify, ad un mese dalla conclusione del festival, valgono un ottimo risultato per Fuorilegge. Dunque, vedendo i numeri, definire questo brano un flop sarebbe vicino alla follia. Eppure, più che il parere degli esperti, che delle volte è fine a se stesso, è il grande pubblico che non riesce a promuovere questo primo estratto di Radio Vega. Il primo reperto dell’accusa è proprio “Click Boom”, o meglio, il fatto che il nuovo brano portato al festival risulti troppo simile, a livello di schema, rispetto al precedente. Falsità? Improbabile, visto che effettivamente è stata riproposto quel cambio di ambientazione musicale, dal vocale e classico ad un giro più moderno nel ritornello.

Perciò, contestualizziamo la parola “flop”. Non possiamo, chiaramente, parlare di un brano fuori da ogni logica, fastidioso per le sonorità, per non dire non valido. La questione, in questo caso, riguarda più un fatto di crescita artistica, di percorso musicale. Restando puramente nell’opinione, Fuorilegge non è una canzone che riesce a dare l’idea che Rose Villain e il suo team abbiano avuto voglia, o magari necessità, di osare. L’impressione, visto quello che poi è il disco, è che si sia scelta una via più sicura. Questo viene da dirlo proprio perchè Radio Vega, di per sé anch’esso un prodotto valido e curato, non dà la sensazione di stupire. Proprio come il brano che l’ha introdotto, insomma. Proprio perchè l’artista stessa ha parlato del fatto che ama stupirsi nel produrre la propria musica, il contesto generale lascia un po’ con l’amaro in bocca.

Una bella trasmissione, bella da monotonia: Radio Vega.

Qualche passo in avanti, qualche passo indietro, valgono come un sostanziale ristagnare. Radio Vega si classifica tra quei dischi che aiutano l’ascolto, per la bravura dell’artista e del suo team creativo, ma che non lo stimolano. All’interno dell’album troviamo episodi interessanti, con una principale problematica. Per una maggior parte percentuale, sono più i featuring a rappresentare l’originalità, che non la protagonista stessa. Le partecipazioni di Lazza, Guè, Fabri Fibra, Geolier e Chiello, sono tutte pienamente azzeccate, su questo non ci piove. Il problema? Per un motivo o per un altro, in quasi tutti i brani in collaborazione, Rose Villain non riesce a mantenersi al livello dei colleghi. Escludiamo il brano con Chiello, che invece ha consolidato quell’interessante unione artistica tra i due, sempre in grado di trasmettere una vagonata di emozioni, come per il duetto al festival…Lacrimogeni, per l’appunto.

Voi ascoltereste con costanza una trasmissione che, seppur bella, dopo un po’ tende sempre a ripetersi? Immagino di no. La forza dei due progetti precedenti della trilogia stava nella grande capacità di trasmettere un certo bagaglio emotivo, quel cambiamento di atmosfera che ha alzato l’asticella col passare del tempo. Proprio per questo, Radio Vega, nonostante la validità che hanno sostanzialmente tutti i brani, risulta il più insipido tra i tre album. Tutta la spiegazione data dall’artista sul significato del brano, dal viaggio nel cosmo al mito di Orfeo ed Euridice, non trovano riscontro nell’ascolto, o se ne può trarre faticosamente.

Radio Vega è un disco valido, ma non indimenticabile, come è possibile?

Sicuramente parliamo di una serie di fattori, che rendono Radio Vega un progetto strutturato e interessante, ma che difficilmente si erge al di sopra di ciò che ha intorno. Se il lavoro sulle produzioni è fine ed accurato, lo stesso non si può dire per la parte che riguarda la testualità. Probabilmente è dovuto anche all’estrema versatilità di Rose Villain, che la rende attinente a diversi generi nel panorama musicale italiano. Questa volta però, la maggior parte dei brani non riescono a porsi sulle giuste onde radio per quanto riguarda proprio il semplice uso delle parole, al fine di provocare una certa reazione nell’ascoltatore.

Negli episodi più trap, come No vabbè, è proprio il genere che non pretende necessariamente un qualsivoglia significato nel testo, quanto più un’attitudine, che ha risposto presente. In altre parti del disco però, ci si poteva aspettare una maturazione nella pura espressione di concetti, di per sé giusti e profondi, che però non trovano vera giustizia. Più che un disco, per certi versi sembra quasi una compilation: una serie di brani, singolarmente riusciti e assolutamente tendenti alla hit, ma che assieme non formano un risultato così omogeneo. Una menzione d’onore, in questo, va fatta a Tu sai, che si erge sopra al resto, portandosi come una piacevole sorpresa.

Per citare Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”

La crescita in questi anni di Rose Villain si può dunque definire più che altro nella lavorazione delle produzioni e nella conseguente cura di vocalità e tonalità. Di fatto, abbiamo imparato ad apprezzare quella che ad oggi è una delle migliori voci, femminili e non, presenti nel mercato discografico italiano. Nei due anni di festival abbiamo visto esibizioni vicine ai brividi, a questo riguardo. Passando oltre, l’artista ha dato prova di sapersi districare tra diverse modalità e generi, restando sempre gradevole all’ascolto e spesso impattante. Eppure Radio Vega lascia soddisfatti a metà. La sensazione è che abbia giocato in difesa, tattica che non ha riscontro nel carattere della cantante, pienamente in grado di dimostrare l’attitudine che le permette di competere nel campionato dei migliori. Possiamo dire che non parliamo di una bocciatura, più di un rimandare un definitivo giudizio al futuro. Con questo, chiudiamo la trasmissione… e ai posteri l’ardua sentenza.

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