Le prime impressioni sul Festival di Sanremo 2025: direzione artistica impaurita o conservatrice?

da | Feb 12, 2025 | News

Le prime impressioni su Sanremo 2025 che ha sollevato il sipario tra i fiori e quell’aria di rito collettivo che avvolge la prima sera.

Sanremo 2025 ha sollevato il sipario con la solennità di un re in pensione: lustrini (forse troppi), fiori, presentatori (e presentatrici) impeccabili e quell’aria di rito collettivo che avvolge la prima serata, per cui si è in hype tutto l’anno.

Ma nonostante questo, il festival si è configurato come un qualcosa di già visto: poche sorprese ed una sensazione diffusa di prevedibilità hanno segnato il ritmo di un Sanremo che, se da un lato ha cercato di proporre una gamma di generi musicali ampia, dall’altro non ha saputo trasmettere un vero slancio innovativo. 

I brani, con rare eccezioni, sembrano (ed in realtà sono) nati dalla stessa penna assonnata. Uno dei denominatori comuni tra gli artisti in gara è stata infatti una certa uniformità stilistica che ha spersonalizzato in parte la loro artist persona, svuotandoli di poetica e narrativa. I testi delle canzoni (salvo qualche eccezione come ad esempio Lucio Corsi, Simone Cristicchi o Brunori SAS), sono apparsi spesso scontati, privi di una reale profondità narrativa. Qualcun altro ha provato a infilare un messaggio impegnato, ma con la stessa convinzione di chi ricicla un tema del liceo per un esame universitario.

Nonostante la generale sensazione di prudenza artistica, Sanremo 2025 ha offerto comunque un interessante mix di generi.

Dal pop tradizionale al rock, passando per il cantautorato e l’hip-hop.
Quest’ultimo ha trovato infatti – con Shablo, Guè, Joshua e Tormento – il modo di farsi spazio con più consapevolezza rispetto al passato. Se un tempo l’hip-hop era considerato un ospite quasi tollerato, ad oggi è parte integrante del festival in quanto genere dalle solide basi sonore e metriche.

Dal punto di vista delle personalità in gara, pochi artisti hanno mostrato una vera presenza scenica (complice anche lo styling un po’ omologato e non troppo impegnato) ed un’identità artistica solida. Tuttavia, qualche eccezione ha spiccato, tra cui Lucio Corsi, che ha portato un progetto autoriale ben definito e distintivo, oppure Serena Brancale, musicista a 360 gradi con una grande padronanza del palco ed una personalità esplosiva. Menzione d’onore anche a Willie Peyote, che ha saputo portare sé stesso sul palco senza piegarsi ad alcuna logica, con la sua irriverente ironia e la sua fortissima musicalità.

Tirando le somme di questa prima serata, sembra che Sanremo 2025 stia giocando sul sicuro, scegliendo di non sorprendere, di non scompigliare troppo le carte, di non rischiare.
Un Festival dal carattere un po’ conservatore (anche grazie alle manfrine politiche e religiose che purtroppo continuano ad essere parte integrante del sistema intrattenimento) che sembra stia navigando con il pilota automatico, concedendosi solo qualche piccola deviazione di percorso per non risultare del tutto prevedibile.
Ma non è forse esattamente il riflesso dello stato attuale della musica italiana?
Microtrend, un po’ di sano nepotismo televisivo, ogni tanto un po’ di talento puro e tentativi, talvolta timidi, di innovazione.

E così si è concluso il primo giorno: tra applausi, fiori ed un vago senso di deja-vu.

Ma siamo pronti ad essere smentiti: non ci resta che aspettare l’evoluzione del Festival, che nei giorni a seguire sarà sicuramente pronto a stupirci, tra duetti con Topo Gigio ed altri probabili apprezzamenti in napoletano gridati a Rose Villain.

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