A meno di due settimane dall’11 febbraio, il momento più atteso da musicofili e appassionati del costume popolare è alle porte, e così lo sono le annesse aspettative del caso, a maggior ragione in un anno di cambio rotta e modifica delle regole. Ci saranno più concorrenti, tempi più affrettati, meno ospiti internazionali e duetti tra più partecipanti. Ma cosa dobbiamo aspettarci davvero da questo Sanremo 2025?
Quella di Carlo Conti (alla sua quarta conduzione) è la prima kermesse dopo il fortunato quinquennio Amadeus, che ha trainato grandi successi (primo tra tutti, quello internazionale dei Maneskin all’Eurovision Song Contest) ma anche tante, decisamente troppe polemiche. A seguito di un anno particolarmente impegnato come il 2024, in cui personaggi come Ghali e Dargen D’Amico si sono esposti politicamente attraverso la musica, il palco più importante d’Italia, nel 2025, invece, torna a concentrarsi sulla canzone leggera. Questa la tanto discussa premessa fatta da Carlo Conti ancor prima dell’annuncio dei cantanti in gara.
A Sanremo un cast alimentatore di polemiche
Ma se le premesse sono discutibili, dall’altra parte, il cast di quest’anno sembrerebbe abbastanza vincente e variegato. Pur rischiando (apparentemente) un po’ meno di Amadeus, Conti ha radunato trenta concorrenti (a cui andranno poi sommati i 4 finalisti di Sanremo Giovani) diversi per età, genere e pubblico di riferimento, in un mélange vario e studiato nel minimo dettaglio.
C’è la componente old school per i più tradizionalisti (Massimo Ranieri fra tutti), la dose pop radiofonica assicurata (Elodie, Achille Lauro) e quella “rivelazione” (si veda la neo vincitrice di Amici Sarah Toscano o Serena Brancale, polistrumentista già partecipante a Sanremo Giovani nel 2015, resa nota sui social grazie al tormentone “Baccalà”). E soprattutto c’è la parte di imprevedibilità, resa concreta da nomi in cui molti speravano ma che in pochi si aspettavano. Non è un caso che siano presenti, nello stesso anno, sullo stesso palco, sia Fedez (alla sua seconda partecipazione al festival, per la prima volta da solista), che il neofita Tony Effe, reduce assieme all’ex amico rapper dal dissing dell’anno, e dalle polemiche legate alla presunta violenza dei suoi testi che hanno portato l’amministrazione capitolina a cancellare il suo nome dal Concerto di fine anno del Circo Massimo.
Sanremo come racconto leggero del presente
Ma qual è la quadra alla dicotomia di un festival che si propone di abolire le polemiche ma chiama ad esibirsi chi delle polemiche ne ha fatto la propria cifra stilistica? Oggi come ieri, che piaccia o no, Sanremo è una fotografia dai colori tenui della società del tempo. Nel bene e nel male, nelle crepe come nei punti di forza. Lo era quando nel 1966 Adriano Celentano raccontò le speculazioni edilizie ne “Il ragazzo della via Gluck”, o anche quando con una canzone apparentemente d’amore come “Per Elisa”, Alice (coadiuvata dalla penna di Franco Battiato) raccontò la piaga sociale dell’eroina. Ma anche quando alle porte del 2020, Elettra Lamborghini portò il twerking e Myss Keta per la prima volta in Eurovisione o quando nel 2018 Lo stato sociale nominò il neologismo “influencer” per la prima volta sul palco dell’Ariston con “Una vita in vacanza”.
Ecco dunque che nel Festival di Sanremo 2025, nell’era dell’immediatezza per antonomasia, servono canzoni e artisti che sappiano veicolare messaggi immediati, in grado di arrivare al pubblico nel modo in cui quest’ultimo lo necessita: senza particolari acrobazie o salti nel vuoto, solo con una musica che sia solamente in grado di parlare per sé stessa.