È passato un anno e mezzo da quando Ghemon ha iniziato a girare per l’Italia con un nuovo spettacolo, Una cosetta così. Non importa se il suddetto spettacolo è arrivato a superare le 70 repliche, molte delle quali sold-out. Non importa nemmeno che Ghemon abbia scelto di farsi strada in maniera naturale, senza mai forzare la mano sulla promozione, vietando dal primo giorno la ricerca della viralità. Una cosetta così non ci piace, per 5 motivi spiegati facilmente:
1. Una cosetta così non si riesce a definire
Siamo un pubblico abituato alle etichette, alle confezioni trasparenti, ad avere aspettative precise. Come si può arrivare davanti a noi e, con nonchalance, proporci uno spettacolo con un po’ di musica, un po’ di risate e tanta sensibilità? Non so se sia etico distruggere così le certezze di un pubblico adagiato da anni su spettacoli preconfezionati.
2. Una cosetta così se ne fotte dei numeri
Ma con quale coraggio si porta in giro uno spettacolo per 74 volte, con parecchi sold-out, passando dai localini con 10 persone all’Arcimboldi, senza curarsene dei numeri? Ma lo sa Ghemon che c’è un sacco di gente che ai numeri ci tiene tantissimo, che donerebbe l’anima al Diavolo per arrivare a fregiarsi dello sticker SOLD-OUT sulla storia di Instagram? Ecco, fregarsene così della fagocitante industria dello spettacolo, godersi le tappe senza lasciarsi divorare, è veramente di cattivo gusto.
3. Ghemon sa far ridere
Non vi inganni il sottotitolo: è anche per questo che non ci piace. Sono ormai decenni che l’Italia cerca di abituarci a un livello di comicità talmente basso da costringerci a ridere per disperazione. Anni di sacrifici per permettere a cani e porci di definirsi comici, poi arriva Ghemon e che combina? Si mette ad alzare l’asticella. Un gesto orribile. Che torni a fare musica e ci lasci sguazzare nei cinepanettoni.
4. La musica di Ghemon non si riesce a criticare
Questo tizio di Avellino ha iniziato con l’hip-hop per poi deviare su una matrice R&B e soul: tutti generi che in Italia difficilmente arrivano sui grandi palcoscenici. Regola che vale per gli altri, ma non per Ghemon: ce lo siamo pure trovati a Sanremo. Due volte. E scovando nella sua discografia, non si trova un pezzo che ci faccia dire “ma che è sta robaccia?” Inaccettabile, così proprio non si fa.
5. Una cosetta così “fa ridere ma anche riflettere”
Con il quinto punto, caro Giovanni Luca Picariello, l’hai fatta proprio fuori dal vaso. La frase fa ridere ma anche riflettere è soltanto un modo di dire, al massimo si può utilizzare per qualche meme; ma mai e poi mai va presa sul serio per costruirci su uno spettacolo. Con quale ardire ti sei permesso di mescolare la comicità a momenti di profonda sensibilità? Con che faccia ti presenti sul palco a parlare di salute mentale senza cadere nel trappolone del well-being washing? Soprattutto, come ci riesci con così tanta semplicità? Qua finisce che uno esce dal teatro e inizia pure a riflettere, comprendi che rischio? Ci dispiace, ma Una cosetta così è uno spettacolo davvero imperdonabile.