Dopo una nomination ai Latin Grammy come Miglior Album Vocal Pop, Laura Pausini ha scelto Ciao come nuovo singolo estrapolato dall’album “Anime Parallele”. Il brano, distribuito da Warner Music e disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 27 settembre, racconta la fine di un rapporto – in questo caso d’amicizia – affrontata da un nuovo punto di vista conscio e maturo, di chi riesce a dire “ciao”, per l’appunto, per amor proprio e dell’altro.
“Credo sia fondamentale coltivare la cultura dell’accettazione, il rispetto della volontà di chi si ama, la consapevolezza che amare non vuol dire possedere, e saper lasciar andare non è solo un dovere ma anche un tassello importante per la propria crescita emotiva” aveva dichiarato Pausini a riguardo.
Ma se l’intento è efficace e il proposito allettante, ciò che non convince è la riuscita a livello sonoro di Ciao. Scritto da niente di meno che Sam Smith (giusto uno dei cinquanta artisti più ascoltati su Spotify), Fraser T. Smith (autore, tra le altre cose di “Set Fire to The Rain” di Adele e “Break Your Heart” di Ludacris e Taio Cruz), Antonio Dimartino, Anice e Paolo Carta (storico produttore e autore nonché marito della cantante di Solarolo), il pezzo propone delle sonorità da club certamente dissimili dal pop melodico di cavalli di battaglia come “La solitudine” o “Invece no”.
Una Laura Pausini inedita, ma gli stessi fan di sempre
Insomma, Ciao si distacca dai lavori e delle produzioni precedenti di Laura Pausini. Lo fa però senza sortire particolari risultati, in un’indubbia operazione di ringiovanimento del proprio repertorio non del tutto riuscita, partita prima con “Zeri in più (Locura)” – il singolo in apertura del nuovo album di Lazza – e proseguita poi con una promozione inedita, che è passata per Tik Tok e per degli spoiler tramite Spotify. Il tutto come contributo alla riuscita di un pezzo che vuole senz’altro aprire Laura Pausini ad un pubblico nuovo, diverso dagli aficionados storici.
Ciao presenta delle sonorità tropical house (sulla falsa riga di “It Ain’t Me” o “Firestone” di Kygo), ma lo fa senza tener sufficientemente conto del target del pubblico di riferimento. La canzone, infatti, nonostante gli stream di Pausini (che fanno invidia a praticamente tutto il panorama urban italiano, e avevano visto la cantante guadagnarsi il primo posto tra gli artisti italiani più ascoltati all’estero), non si è mai neanche posizionata nella Top200 di Spotify, confermandosi come un esperimento dalla caratterizzazione particolare, senz’altro fresca, ma che si rivolge ad un pubblico non pronto a recepirla.
Rinnovarsi senza snaturarsi
Mantenere il primato di big della musica in un mercato sempre più mutevole e rapido è un onere difficile da gestire, ma forse, come nel caso di Tiziano Ferro o di Eros Ramazzotti, certe volte ciò che l’audience vuole non è tanto distante da ciò che l’artista ha sempre creato.
Ecco allora che un pezzo nuovo per Laura Pausini non lo è altrettanto per il pubblico radiofonico, che è ormai ben uso al club pop e a canzoni di questo tipo. Per questo, nonostante il testo ben scritto e la notevole presa di coscienza alla base dell’idea, Ciao si delinea come uno tra i pezzi meno definibili nell’ambito di una carriera mastodontica, fatta, tra le altre cose, anche di Grammy, Golden Globe e Nastri D’Argento.