Arrivederci Pino, comune (im)mortale

da | Lug 9, 2024 | News

Pino D'Angiò, il re della musica dance anni '80, ci ha lasciati l'altro giorno. La sua musica rimane, nonostante tutto.

La notizia della morte di Pino D’Angiò mi ha colpita esattamente come se riguardasse un nonno, uno zio o un amico di famiglia: succede questo quando a lasciarci in modo così improvviso è un’icona simile.

Ma come, solo qualche mese fa era sul palco di Sanremo con i BNKR44 che proponevano un remix indimenticabile di “Quale Idea”, la prima hit rap della musica italiana… E adesso? Pino D’Angiò è davvero sceso dal palco della vita, per sempre?

E ancora, come omaggiare un cantautore del suo calibro?

È doveroso partire dalla sua storia: Pino D’Angiò, al secolo Giuseppe Chierchia, nasce a Pompei il 14 agosto 1952, figlio di un ingegnere e di un’insegnante. La sua carriera inizia con il fortunato incontro con il produttore Ezio Leoni. Nel 1979 pubblica il suo brano d’esordio “È libero, scusi?” e quello successivo “Ma quale idea“, che spopola in Italia e in Spagna, vendendo dodici milioni di copie nel mondo, due e mezzo solo in Italia. Seguono poi singoli “Un concerto strapazzato” e “Fammi un panino”, con le quali partecipa al Festivalbar del 1981 e 1982, e tutta una serie di altri successi che lo consacrano a padrone degli anni Ottanta.

Il talento di Pino D’Angiò si rivela essere estremamente versatile: non solo performer, ma anche autore, conduttore radiofonico e televisivo, attore teatrale e doppiatore.

Insomma, con il suo charme, il portamento giocoso ma al contempo elegante e l’immancabile sigaretta sempre accesa è riuscito a stregare e far ballare tutti, al pari del pifferaio di Hamelin.

La tua anima ha danzato sulle gioie e sulle sofferenze sempre allo stesso modo, con la forza delicata di un leone sorridere”: queste le parole scritte dalla famiglia del cantautore sui social. Io mi sento di dire che rappresentano al meglio l’essenza della musica di Pino D’Angiò. Con la sua musica, infatti, ha sdoganato la fuorviante quanto errata convinzione che la musica cosiddetta “leggera” sia sinonimo di “superficialità”, caricandola di significato: la musica, infatti, ha anche il compito di risollevare il cuore e lo spirito quando, nella vita di tutti i giorni, si combattono battaglie che procurano un dolore e sofferenza inimmaginabili, come quelli vissuti dallo stesso Pino D’Angiò durante la sua malattia.

Grazie Pino, comune im(mortale), e arrivederci.

La Playlist di Cromosomi