Zucchero, l’universo in un pranzo della domenica

da | Lug 5, 2024 | #Cromosomiintour

Zucchero arriva a San Siro per l'ultima tappa italiana del suo tour mondiale, Overdose d'Amore. Un live iconico per un artista senza tempo.

Sogni e ricordi a volte si mescolano e diventano un unico dipinto, un po’ sbiadito, che trasmette insieme un’aria familiare e un alone surreale.

Zucchero Fornaciari appartiene proprio a quel regno, alla memoria collettiva di tante generazioni. 

Per la mia generazione (o forse solo per me) Zucchero è ben fissato nella memoria d’infanzia, incastrato tra quel nucleo di artisti che ascoltavano i genitori (proprio i genitori come categoria) ma ancora abbastanza pop da scalare le classifiche di MTV.

Zucchero è contemporaneamente un’isoletta sperduta nell’oceano Atlantico, una metropoli del Sudamerica e la stradina di campagna sotto casa. 

Forse è proprio questo il suo segreto, quello che lo ha reso da sempre internazionale, universale pur mantenendo un’identità scolpita nella pietra. 

La maestria di Zucchero nel muoversi in tutto il panorama musicale

Passare con una naturalezza disumana dalla volgare ironia di “Vedo Nero” alla tenerezza di “È delicato non è comune. Spezzare l’anima con “Occhi“, arrivare alla santità di “Così Celeste e poi tuffarsi di nuovo tra i mortali per farli ballare con “Partigiano Reggiano” è opera divina o diabolica, non ci sono altre alternative.

Saper gestire la fragilità di “Un soffio caldo e poi esplodere la potenza di “Un diavolo in me“, ma come si fa? Ma come si impara? Ma chi può insegnarlo?

Nemmeno realizzare il tormentone estivo per eccellenza, “Baila Morena“, ha intaccato la reputazione inossidabile dell’unico vero bluesman italiano.

Basta un pubblico, lo dice anche lui dal palco, raccontando di quando lavorava nei pianobar da ragazzino o di quando si è esibito davanti a una sola persona poco dopo la sua prima partecipazione a Sanremo.

Zucchero arriva dalla provincia italiana, quella che ci ha donato Cesare Pavese ma anche i sassi dai cavalcavia (cit.), da posti che rischiano di tagliare le ali appena provano a spuntare, ma anche che ti costringono a sognare per sopravvivere.

Zucchero ha visto, vissuto e raccontato il mondo, dal mondo è stato amato e acclamato, ma ha scelto di vivere circondato dal verde e da campagne isolate. Non quelle cool della Toscana amata dagli americani, ma quelle della Lunisiana (come la chiama lui) che agli occhi delle masse possono sembrare solo macchie di anonima malinconia. 

Verrebbe da chiedersi cosa ci trovi a stare laggiù, o magari riflettere su cosa spinge noi a fuggire dalla natura. Forse, per capire Zucchero bisogna conoscere a fondo il mondo oppure non conoscerlo affatto, limitandosi a sognarlo.

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