Libertines e Milanosport uniti in un’allucinazione estiva

da | Lug 4, 2024 | #Cromosomiintour

I Libertines e i Milanosport sullo stesso palco, dono di un momento storico assurdo. La foto in copertina è di Ada Senelli (IG @adonabynite).

Le vie della musica sono infinite, raccontano storie di universi apparentemente scollegati che si scoprono poi a parlare la stessa lingua.

Nel 1997, quando i Libertines si formavano tra studi di teatro, letteratura e case occupate, i Milanosport erano in fasce o poco più.

Vedere queste due realtà sullo stesso palco sembra un ossimoro, un incontro che strizza l’occhio al metaverso e unisce due punti opposti di un unico continuum.

I Libertines e le braci degli incendi passati

Da una parte troviamo una band che ha portato avanti con credibilità, nel bene e nel male, quella cultura punk rock britannica che sembrava aver subito un rallentamento in favore di un rock più morbido e glam. I Libertines mescolano la tendenza indie rock di fine ‘90 con un punk digeribile ma ancora ben saldo e apprezzato anche dai puristi. Con poche note riescono a trasportarci dentro un’immagine chiara dell’Inghilterra dei sogni e delle visioni.

I Libertines non sono soltanto Pete Doherty, ma inevitabilmente hanno sempre ruotato attorno alla sua figura controversa e istrionica. Difficile evitarlo quando si ha a che fare con un frontman che ha fatto dei suoi 45 anni di vita un romanzo bohémien. Nelle pagine della sua vita si trova di tutto: furti in casa dell’amico e co-leader Carl Barât, risse sul palco, carcere, prime pagine dei tabloid conquistate a suon di scandali accanto a Kate Moss, abbandoni, esili, rehab in un tempio, il tutto galleggiante su fiumi di eroina.

Fino a pochi anni fa sembrava un miraggio immaginare i Libertines di nuovo sul palco, di nuovo con Pete, di nuovo con la musica al centro di tutto e non soltanto una co-protagonista di una vita da film. 

L’ultimo album dei Libertines, “All Quiet on the Eastern Esplanade”, è soltanto il quarto lavoro della band londinese, ma porta già con sé quell’odore di brace che resta dopo un grande incendio: anche se il fuoco è ormai un ricordo, c’è ancora luce, c’è ancora calore.

L’album ha il sapore di una conclusione celebrativa di un colossal, con alcuni picchi di qualità senza tempo come Merry Old England o Night Of The Hunter.

I Milanosport e le scintille degli incendi futuri

Dall’altra parte dello stesso continuum troviamo i Milanosport, che aprono il concerto al Magnolia arrivando da storie completamente diverse, da un’epoca che sembra lontana anni luce, da un universo parallelo che sfiora quello dei Libertines senza mai toccarlo. Hanno le facce da bravi ragazzi, appartengono a una generazione che vede i Libertines come zii ubriaconi a cui piace divertirsi con la chitarra, ma hanno abbastanza cultura musicale per avere i brividi a condividere con loro il palco. I Milanosport si chiamano così perché tutti i membri della band, più o meno, hanno avuto modo di far parte di selezioni o attività sportive organizzate dall’omonima associazione meneghina. Alcuni hanno vissuto all’estero, studiano, lavorano. Potremmo definirli ragazzi modello.

Sul palco portano canzoni in diverse lingue, suoni che arrivano da culture musicali variegate, mescolano il mondo in un disordine perfetto come un quadro di Kandinskij.

Due assaggini di Milanosport

Non chiedetevi perché, non cercate di capirla, godetevela come il secondo capitolo di un sogno che siete riusciti a proseguire dalla notte precedente.

La Milano raccontata onestamente da chi l’ha vista da dentro e da fuori. Perfetta per concludere le discussioni con i fuorisede della Bicocca, con i rampolli della Bocconi o con gli startupper dalle pupille dilatate.

I Milanosport sono lucidi, precisi, professionali, diremmo, se fossimo su Linkedin. Ed è proprio sul palco che avviene la magia: gli universi dei Libertines e dei Milanosport diventano un tutt’uno, le differenze non esistono più e le due band parlano un’unica lingua. Età, contesti, città e storie di vita diventano così minuscole da scomparire. Le canzoni dei Milanosport diventano la perfetta introduzione a quelle dei Libertines.

Il pubblico è coinvolto e felice, riesce a riconoscere nei Milanosport l’aura da rockstar che già li avvolge. Mentre i Libertines suonano, il cielo si riempie di lampi, prima di esplodere in un diluvio che aggiunge un ulteriore tocco di epicità ad una serata che forse nemmeno lo sceneggiatore della vita di Pete Doherty avrebbe immaginato. Un incontro speciale tra due universi paralleli che, per una volta, si sono abbracciati.

Qualche scatto dei Milanosport sul palco del Magnolia, catturati da Ada Senelli (IG: @adonabynite)

© Ada Senelli
© Ada Senelli
© Ada Senelli
© Ada Senelli

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