Quante volte abbiamo sentito dire che un disco suonasse “Americano”? Quante volte sono stati incoronati artisti per aver portato il paese a stelle e strisce in Italia? Soprattutto in una fase, ormai passata, c’è stata quasi l’ansia, da parte degli artisti italiani, di portare uno o più featuring dagli USA in un disco, come fossero medaglie al valore. Qual è allora la diversità, in questo senso, di Cultura Italiana? La prima parte del nuovo progetto di Diss Gacha, o per meglio dire, del duo con Sala, si distingue in questo senso. In una parola, possiamo dire: Veridicità.
L’Italia in America
Partiamo dal giorno precedente alla release. Alla presentazione in anteprima di Cultura Italiana pt. 1 era presente anche Cromosomimedia, per riportare un evento che non si vede spesso. Un Drive-In in piena regola: c’era possibilità di accedere solo in auto e, per certi versi, questo ha portato una magia innaturale di mistero all’evento. Diss Gacha ha scelto di mostrare un breve filmato, un cortometraggio, della produzione di questo disco. Dalla costruzione dei beat all’esperienza internazionale, l’artista si è davvero attrezzato per costruire qualcosa che fosse più di un disco da classifica.
Per chi ha potuto assistere, l’esibizione della sera del 29 Maggio è interessante, nonostante di cantato non ci sia stato granchè. Il rapper ha portato il suo staff e due dei featuring (Rosa Chemical e Vegas Jones), per una presentazione che sicuramente ha raggiunto il suo scopo: pubblicizzare ed emozionare quelli che sono fan ed addetti ai lavori. Pur non conoscendo ancora i brani (o quasi), sembrava quasi che si potessero già cantare a memoria. In questo senso, bisogna togliersi il cappello di fronte al duo Gacha+Sala, che hanno un’ottima capacità di intrattenere e far divertire il pubblico che hanno di fronte.
Cultura Italiana è un soffio di vento nella sabbia del deserto. Nel mare che tutti definiamo commerciale, questo disco viene alla luce per lasciare un segno che resterà.
Dalla prima all’ultima traccia di questa prima parte del disco, possiamo capire quanto sia stato duro e mirato il lavoro del duo. Cultura Italiana non è solo un disco. Parliamo di una experience nel vero senso della parola. Sperimentiamo difatti, nel corso dell’ascolto, diverse tipologie di rap, in cui Diss Gacha riesce ad immergersi con dedizione. L’esplosione musicale ha il suo culmine nell’ultima traccia, 2 minuti e 10, che possiede un enorme potere comunicativo. A questa si contrappone un pezzo come Mai!, travolgente nella sua semplicità, soprattutto nel ritornello.
Estremamente interessante, inoltre, è l’utilizzo e la contaminazione da generi e suoni prettamente americani. In questo senso, si inserisce con classe il coro gospel, che, se rischiava di essere quasi superfluo, aggiunge un tocco di eleganza. Un’esperienza diversificata ma coerente è la cornice perfetta per entrare a gamba tesa in una scena enorme, ma spesso ripetitiva. Non è un azzardo, Cultura Italia lo conferma: Diss Gacha e Sala sono un soffio di vento fresco tra i granelli di sabbia del deserto, un piacere differente, che ancora non abbiamo imparato a comprendere appieno.
Il colpo fatale è quello dei featuring: i tre italiani sono Rosa Chemical, Vegas Jones e Izi, che si mostra in grande spolvero nonostante tutto. Il quarto è una sorpresa enorme, quanto gradita, un mostro sacro: Wiz Khalifa.
Partire per l’America e portarsi a casa Wiz Khalifa come featuring è affare da pochi. Uno dei rapper più forti della storia della musica urban USA ha scelto di cedere una strofa a quello che, da noi, è (anzi, era) poco più che un emergente. Forse è anche questo uno dei possibili easter egg di questo disco: tra la cultura italiana, rappresentata da tre artisti di assoluto calibro, e quella americana, troviamo Gacha e Sala. I due si mostrano, nella loro crasi artistica, come un ibrido, una serie di esperimenti musicali ben riusciti.
Il risultato, come detto, è un progetto dall’assoluto DNA italiano, che però contiene un’ispirazione e atmosfera internazionale. Proprio questo è il principale punto di forza di questa parte uno di Cultura Italiana. La scena si è persa nel marasma, nel tentativo di prendersi qualcosa che non le apparteneva ad ogni costo, anche snaturandosi. Diss Gacha e Sala invece, forti di un approccio differente, sono riusciti a creare quello che, a tutti gli effetti è un ibrido perfetto.
Non ci credete? Certo, è comprensibile, del resto ci hanno provato in tantissimi, fallendo. Questa notte è uscito Cultura Italiana, la prima parte, così potete sperimentare voi stessi queste parole. Noi non abbiamo dubbi, il futuro è per Diss Gacha e Sala.