È un’ARIA! che trascina con se la tempesta, quella che porta la firma di Margherita Vicario.
Il nuovo singolo ARIA! colonna sonora del film che la vede come regista, conferma ancora una volta che i testi di Margherita Vicario hanno da sempre rappresentato, quella che tantissimi anni fa Lucien Febvre definiva l’outillage mental, ovvero l’attrezzatura mentale di una società che rivendica il proprio carattere storico. Nell’accezione di attrezzatura, che potrebbe assumere una parvenza negativa, in realtà ritroviamo il senso opposto: una realtà ricca di simboli, immagini, concetti.
A livello armonico, testuale e interpretativo Margherita Vicario è sicuramente tra le più preparate qualitativamente e tecnicamente. Senza perderci troppo nelle possibili dissoluzioni discorsive, addentriamoci all’interno di ARIA!
L’ormai consolidato sodalizio con il produttore Dade è stato il frutto della convergenza e dell’intreccio tra una svolta linguistica e una svolta musicale, che hanno permesso l’emergere e il consolidarsi della nuovissima poetica dell’artista.
Al primo ascolto di ARIA!, ci si trova subito davanti a due bivi: cosa è la musica e cosa è la musica per film. Premesso che risposte personali risulterebbero semplicistiche, ci affidiamo alla storia. In primo luogo, da ciò che è stato possibile dedurre dalle interviste che ha rilasciato Margherita Vicario in merito al suo film GLORIA!, potremmo azzardare l’ipotesi che lo studio sperimentale che ha cercato di apportare è riconducibile non solo alla colonna sonora ma alla colonna musica, ovvero all’insieme di suoni, rumori e voci rispetto all’immagine.
Consentendoci un abbandono deciso della narrazione cronistica ed erudita in direzione di una più prettamente analitica sul brano, possiamo dire che ARIA! segue il filone dell’ultimo EP dell’artista a livello di sound.
ARIA!: mille sfaccettature di Margherita Vicario
Una produzione curatissima nei minimi dettagli, a partire dalla situazione corale iniziale che si svuota poi nella strofa quasi a ricordare l’alternanza del concerto grosso e quello solistico nel periodo barocco, alle diminuzioni degli archi sia nelle chiusure cadenzali che nei passaggi che si aprono sul ritornello. Le citazioni agli stilemi del XVII secolo non sono infondate visto che il suo film, oltre alla parte più sperimentale ,riporta sul grande schermo le più belle composizioni di Vivaldi.
La componente elettronica sottolinea l’eclettica interpretazione della Vicario, che si destreggia attraverso la lirica su un beat incisivo.
Ora, non sapremo di certo se Margherita Vicario abbia davvero pensato a tutti questi dettagli nella costruzione del suo brano ma, da ascoltatore attento, in una visione più completa mi vien sicuramente da ricondurre agli elementi citati i vari riferimenti.
Se quest’ARIA! dovesse portare con se la tempesta: noi saremo lì a ballarci.