Popolari nelle popolari, fino ai milioni di ascolti in tutta Italia: la strada di Rhove è tracciata. Il successo di Shakerando, una serie di singoli e di polemiche per quanto riguarda i live, fino al suo primo disco. Questo è il biglietto da visita del giovane rapper, che, oltre a non avere peli sulla lingua, è riuscito ad emergere soprattutto grazie al suo modo di essere originale. Ottenere decine, centinaia di milioni di ascolti con qualche singolo può dare alla testa. Proprio per questo ponderare ogni decisione, ogni uscita, è fondamentale. Popolari è il disco giusto al posto giusto, per dare uno sprint alla sua carriera, nel segno di un concetto particolare: l’umiltà.
La crescita di un’artista spesso sottovalutato.
Subito partendo dalla prima traccia, Popolari, si riconosce il progresso soprattutto musicale di Rhove. La sua ouverture si discosta dal percorso più social, di facile fruizione, andando a ricercare qualcosa di più diverso e profondo. Mama è il secondo pezzo, anch’esso porta una ricerca musicale diversa, mantenendo forte quella che è l’ispirazione prima del rapper. Parliamo comunque di un breve interludio, che apre a Zig Zag, pezzo ben più movimentato e vicino al Rhove a cui siamo stati abituati. Il ritmo dato dalle percussioni della base è trascinante, si porta dietro persino le voci e le rime. In questo contesto è fondamentale la versatilità nel cambio flow, altro aspetto e passo di maturità artistica.
Ci viene poi presentato il primo featuring del disco, una colonna di questo genere: Emis Killa. Imputati è un pezzo in cui Rhove si avvicina allo stile del suo ospite, cercando e trovando una buona armonia. Per quanto riguarda la seconda strofa, si candida ad essere una delle migliori del disco. Abbiamo imparato a conoscere questo artista anche grazie alla saga de LaProvince, arrivata al terzo capitolo. Meno movimentato, dal ritmo quasi perentorio, si mostra come pieno esercizio di stile.
Popolari continua a stupire, presentando ospiti d’eccezione che non vanno a coprire il presentatore.
Tra Pelè e Petit Fou Fou, pezzi che abbiamo già avuto l’occasione di gustare, c’è Alè, in collaborazione con Capo Plaza. Una lieve inclinazione ad una trap più melodica identifica questo brano, arricchito da una strofa profonda del rapper di Salerno. Doppia Personalità è l’esatto contrario della canzone da cui viene preceduta: un brano conscious, che sfocia in un cambio beat sorprendente, su una scia nello stile delle Ouverture di Lazza.
Ed eccoci a quella che era, secondo pronostico, la probabile hit, la componente più attesa del disco. Amore mio porta in Popolari Sfera Ebbasta e Jul, con la promessa di essere una hit. Il trap king riesce a farsi sentire molto bene pur restando soft, l’ospite dall’estero completa quella che si candida ad essere una probabile hit estiva. In Vestiti da rapper troviamo Guè, che riesce ad infilarsi nell’ennesimo progetto di un collega con cui non aveva mai collaborato. Prima il cambio attitudine di Rhove, poi l’indole hard del membro dei Dogo: anche qui, decisamente ci siamo.
Gli ultimi cinque pezzi, a chiudere il disco, mostrano un’altra faccia di Rhove.
Non solo hitmaker, non solo rapper, non solo fenomeno da Tik Tok: Rhove si iscrive definitivamente all’albo degli artisti hip hop, dimostrando di avere molte più skills di quanto si dica in giro. Con lui troviamo ancora Kuremino, nella traccia Cosa sai di me, e Oxlade in Soli. L’emozione sublima nell’Outro, Non piango più, che racchiude in sé ogni traccia del disco. La strada non è ancora finita, anzi, è solo l’inizio. Ma ora sicuramente la sofferenza ha lasciato spazio ad altro.
Il concetto principale di Popolari è chiaro. Parliamo di un progetto che mostra un processo, un avanzamento, qualcosa che ha il sapore di Rhove, ma si differenzia da ciò che ci ha fatto sentire fino ad oggi. A livello di testi e sonorità possiamo notare una crescita esponenziale, che passa per un disco che merita ben più di un ascolto superficiale.