Intimo e introspettivo, ma al contempo universale e orizzontale: l’ultimo album di Bianco è Certo che sto bene, come risposta a chi la prima volta chiede come stai e la seconda come stai davvero.
Certo che sto bene: o forse no?
L’affermazione certo nasconde qualcosa di non detto, un momento critico, una sofferenza più facile da occultare che non da raccontare. Fingere, almeno in un primo momento, di aver coraggio e mostrare una sicurezza apparente è anche il leitmotiv di Maremoto, la seconda traccia dell’album.
Bianco racconta la paura di perdere e di perdersi, scrivendo di come spesso possa capitare di fingere di sentirsi bene soli, seppur alla fine:
Come tanti ti senti nessuno
Ed è la condivisione, probabilmente, l’arma più potente per poter uscire da questo pessimismo individuale e raggiungere quel mondo pieno di eroi di cui Bianco canta ne Il tempo dal mare con Margherita Vicario.
Compagni di musica da una vita – impossibile dimenticare Le stelle di giorno e Quello che non hai – i due artisti tornano con una ballad scritta a sei mani con Dente.
Sì, perché ogni tanto fa bene al cuore ascoltarsi reciprocamente e dirsi a vicenda di continuare a remare, nonostante tutto.
Sotto di noi
Profondo e indipendente, un mondo pieno di eroi
Che poi, se vuoi
Prendiamo fiato e ci andiamo anche noi
Dalle canzoni Cartolina e Rido Seriamente si percepisce una penna più matura e consapevole delle proprie emozioni. Se nella prima la nostalgia è protagonista, nella seconda la presa di coscienza sale sul palco e prende il microfono.
Piangere serenamente per accettarsi, allungare le parole per percepire meglio un’emozione, balbettare per prolungare un inizio. Quanta umanità in queste immagini, grazie Bianco.
Fuochi d’artificio e la melodia di Federico Dragogna
In Fuochi d’artificio la prima voce che sentiamo, inaspettatamente, è quella di Federico Dragogna – nel suo primo duetto di sempre, tra l’altro. La collaborazione funziona, soprattutto in un album che racconta di cieli neri e fiori appassiti.
Cosa si fa, cosa si fa
Per non dover dormire soli?
Cosa si mette sopra i fiori
Per farli sembrare nuovi?
Con un riff iniziale di Zevi Bordovach che ricorda una colonna sonora anni settanta e i fiati di Stefano Colosimo presenti nel ritornello, Bianco dedica Il momento che preferisco a suo figlio.
Il silenzio dentro a un disco è il momento che preferisco
Perché sento il tuo respiro e capisco che son vivo
Tra una Paura Padana e Le abitudini della domenica
Il concetto del disco, che corrisponde alla risposta alla domanda “Come stai?”, viene ripreso in Paura Padana. Tra un mare di guai e un oceano di difficoltà, è possibile individuare la cura nella persona che abbiamo accanto.
Non è semplice, però, parlare di un amore che salva – specialmente se gli anni trascorsi insieme sono tanti, come quelli di cui parla Bianco in Le abitudini della domenica. Ecco che i sentimenti vengono descritti con immagini concrete, come poesie, libri, pubblicità. Quanto di più autentico e presente possa esistere.
La Ninna Nanna in chiusura: Fatta bella
Certo che sto bene si chiude con una Ninna Nanna, Fatta bella, un dolce momento in cui un padre si finge piccolo come un origami appeso in macchina per poter stare vicino al proprio bambino. L’album non poteva che chiudersi con autenticità, dolcezza e umanità.
Mi sono immaginato piccolo piccolo per poter stare sempre con lui, in ogni momento.
Ho immaginato la nostra vita tra qualche anno, ho fatto un salto nel tempo scrivendo, piangendo e sorridendo nello stesso momento.
Per registrare la voce di questa canzone c’è voluto parecchio tempo perché ogni take veniva interrotta dalla commozione che mi stringeva la gola.
Si sente, Taketo ha scelto la take dove si sente di più.
Bianco, a proposito di “Fatta bella”