Diventato famoso grazie ai brani Mujer, Vida Loca e HOE + HARD con Tony Effe, il rapper romano Icy Subzero, classe 1999, sta diventando uno dei protagonisti indiscussi della nuova scena rap italiana.
Venerdì 29 settembre è uscito il suo nuovo singolo 1 MESSAGGIO e l’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda in merito.
Per prima cosa, una curiosità: perché “Icy Subzero”?
I miei amici me l’hanno chiesto un botto di volte, è stata una roba nata in una maniera stupida e pure triste: a diciassette anni stavo giocando alla Play e c’era questo personaggio che si chiamava Subzero e allora io, che rappavo, pensavo a come chiamarmi, e ho scelto Subzero. Poi, Icy l’ho aggiunto perché aveva senso. Suona figo, è antiboomer, ogni volta che becco un adulto non lo sa dire. Il significato, però, mi fa schifo.
Di cosa parla questo nuovo brano?
I miei pezzi d’amore sono tutti malinconici, non ho mai fatto un pezzo d’amore in cui dico “Quanto ci amiamo, quanto stiamo bene insieme”. Ma la prima parte, la prima strofa fino al ritornello, che è già come se ci fosse stato un abbandono, era un momento in cui, in realtà, non era così, mi è preso un magone senza senso e mi è uscita quella cosa, magari anche con cose del passato. La seconda strofa è nata in seguito, perché io purtroppo c’ho ‘sta cosa che abbozzo i provini e poi la seconda strofa molto spesso me la chiedono dopo. Però ,c’ha un filo logico, era esattamente come mi sentivo e quello che stavo vivendo in quel momento.
Com’è nata l’ispirazione?
In realtà, non lo so. Ogni tanto c’ho le paranoie perché faccio un pezzo che magari è figo per me e se in un momento normale della mia vita lo risento, mi chiedo “Come ho fatto?” e non mi so rispondere, quindi dico “Cazzo”. Arriva sempre un momento in cui mi arriva una botta in testa e mi parte da solo. Ma in 1 MESSAGGIO, soprattutto la parte del bridge, la notte prima in studio stavo ascoltando l’album Un Verano Sin Ti di Bad Bunny, che non c’entra niente con quel pezzo, però mi ha ispirato.
Cosa trovi ci sia di diverso in questo brano rispetto ai precedenti?
Penso di essere molto più io in questo che in tante altre cose che ho fatto uscire, perché nell’ultimo anno, bene o male, la roba mia ha funzionato, e quindi la gente pensa che io lo faccia calcolandolo; invece, è il contrario: lancio il pezzo in maniera del tutto spontanea, poi sicuramente ci vedo una potenzialità, però di base, anche le cose che possono sembrare più calcolate, non lo sono mai. Però, mi piace che questo pezzo non è una hit, ma suona proprio vero, perché è super vero, non so dicendo che gli altri siano finti, però questo in particolar modo.
Pensi che 1 MESSAGGIO possa segnare l’inizio di una nuova epoca oppure è il proseguimento di un percorso?
Io non mi sento di aver iniziato la mia epoca. Sono contentissimo delle cose che ho fatto, ho fatto un tour della Madonna nei locali, ogni pezzo che ho fatto uscire è arrivato a tanta gente, ma io non mi sento di aver tirato ancora fuori me stesso. Questo è un pezzo che chi mi conosce da tanto, tipo amici o produttori con cui ho lavorato in passato a Roma, vede qualcosa del “vecchio me”. Sono molto mutato nell’ultimo periodo, in positivo, dal mio punto di vista, però ci sono delle sfumature in questo pezzo che sembrano un mix tra quello che ho fatto quest’anno e qualcosa che facevo anche prima.
Se 1 MESSAGGIO fosse un piatto, cosa sarebbe?
Un mix di frutta esotica, però da mangiare quando sei triste.
Qual è il tuo feat dei sogni?
Rauw Alejandro o Bad Bunny.
Quali sono state le influenze musicali per questo brano?
Sul mio Spotify ci sono solo canzoni latine, però non reggaeton. Tutto quello che faccio è orientato verso quel mondo là.
Quale pensi sia il punto di forza di 1 MESSAGGIO?
A parte che suona bene, è anche tanto personale, quindi la gente ci si può rispecchiare molto.
E il punto debole?
C’è una parte del pezzo su cui mi ci sono dannato la vita, il pezzo mi piace tutto, ma c’è una parte in cui volevo andare più alto, quindi ho provato a cambiargli flow. Non ricordo chi mi disse: “Tu devi fare l’architetto, non il designer d’interni”, è come se facessi tutto il palazzo e poi la sedia non mi piace, e io sto là due giorni a rifare la sedia per una casa che è perfetta.
Dove ti vedi tra dieci anni?
O in Thailandia, ricchissimo, o a Miami, sicuro non in Italia. Se in Italia, a Roma, non a Milano.