Sono le 10 di qualche mattina fa, quando faccio partire Musica dal morto, il nuovo lavoro di Vipra. Ho il pre-ascolto, dato che due ore dopo l’avrei intervistato e l’album non era ancora uscito. Non lo conoscevo se non di nome, ero senza grosse aspettative: mi aspettavo un disco un po’ itpop, un po’ cantautoriale, molto malinconico. Insomma, la roba che si balla adesso sulla tomba di quello che una volta era l’indie italiano. Poi, folgorazione.
Musica dal morto mi colpisce davvero. Musica dal morto è potente. E’ reale. Mi fa non solo udire le canzoni, ma me le fa ascoltare davvero. Partendo da quel basso spropositatamente potente, ad arrivare a quella batteria sporca e a quei riff ancora più sporchi. E’ un album punk. Io, cresciuta con questo genere nelle cuffiette, sono incredula. E’ veramente punk italiano dell’ultima ora. E non quello semi-punk-commerciale tipo Blink 182 o Machine Gun Kelly. E’ punk arrabbiato. Io mi sono sentita incazzata dopo il primo ascolto.
E via con un altro ascolto, uno dietro l’altro, fino all’una. Scolo la pasta e sono pronta per l’intervista all’artista che più mi ha incuriosita in diversi anni che scrivo dopo solo un pre-ascolto. A voi, Vipra.
Fuori dai denti: il tuo album mi è piaciuto tantissimo. Da fan del punk vecchia scuola, l’ho trovato un ottimo lavoro, quindi complimenti.
Ah, ma dai! Grazie mille!
Le sonorità del tuo nuovo album sono molto punk. Ci sono giusto due o tre canzoni un po’ più melanconiche. A chi ti sei ispirato musicalmente?
Bah, guarda, in realtà c’è un sacco di punk interessante che non è quel college punk di merda tipo i Sum 41, che sembra un po’ il benchmark del punk italiano. O fai i Blink di merda, o fai i Sum 41, quella roba terrificante da maschio bianco che deve parlare alla pischella di 16 anni anche se lui ne ha 32. C’è un sacco di punk strabello all’estero, soprattutto in Inghilterra, dove ci sono gli Idles. Ma anche in America ci sono i Turnstile, in Svezia ci sono i Viagra Boys. Ci sono un botto di band punk, che fanno un sound durissimo con dei testi divertenti, queer, simpatici, che ironizzano su un sacco di roba, che non parlano sempre delle solite cazzate. Quindi mi sono ispirato a queste band qui, tipo gli Idles. Il chitarrista mio, che è punk per davvero, ha detto che gli Idles non sono punk perché guadagnano con quello che fanno. L’idea comunque è quella. Gli Idles sono stati una fonte di ispirazione, ma anche Slowthai dall’Inghilterra e i Turnstile, che non so se li conosci, ma te li consiglio. Loro sono quasi crossover, meno punk, ma hanno fatto Nonstop Feeling che è veramente un disco incredibile. Anche i NOFX, i Minor Threat, i Misfits solo in parte perché sono stati sempre un po’ un gruppo fashionista. Ci sono anche i gruppi emergenti fighi, tipo i Pink Shift o i Tim Mortgage, che sono un gruppo di Washington straforte anche se sconosciuto, ma ci seguiamo a vicenda sui social. La scena punk politica è figa, bella, vitale, più interessante di quelli che mi devono dire quanto hanno il cazzo grosso, della maglia di Gucci. Basta, è vecchia sta roba, questi spacconismo e machismo da quattro soldi sono vecchi, sia che lo faccia una donna, sia che lo faccia un uomo. Le canzoni che parlano d’amore pure. Basta. Io non posso sentire un disco dove per 12 tracce mi parli di quanto sei speciale e le sigarette e le birre che ci siamo bevuti. Mi hai rotto il cazzo alla terza. Siccome la musica italiana mi ha rotto il cazzo, questo disco parla di cose di cui non parla la musica italiana in modi in cui non ne parla la musica italiana.
Ho visto che anche la tua attitudine è abbastanza punk: non hai voluto produttori o featuring.
Sì, se no facevo il farloccone. Non ci sono produttori, non c’è swag. E’ un disco fatto coi miei vicini di casa: Giacomo, Ciccio e Flavio, che hanno una band. Ci siamo messi nel salotto di casa e abbiamo fatto sto disco. Poi l’abbiamo prodotto, ma un minimo. Poi fine. Non abbiamo detto “questa cosa la facciamo così, che così piace di più”. Che cazzo c’è che può piacere agli italiani in questo disco? Credo molto poco.
Sì, poco.
Troppo poco. Sarà contenta Sony di aver messo dei soldi su ‘sta cosa qua. Ci saranno degli scocciati tipo te che diranno “bello sto disco”, poi vengono al live, saremo in 150-200, ci divertiremo e poi buonanotte. Non sono mica Paola e Chiara. Non ho niente contro di loro, ma capisci bene che uno che si sente loro e che si sente poi la mia roba, difficilmente dirà “bello, vado a vedere questo che strilla”.
Un’altra cosa che mi ha interessata molto è il doppio titolo nelle canzoni. La corrispondenza tra un titolo e l’altro, tipo Musica del morto e MARTINI, ha un collegamento o no?
Musica dal morto ovviamente sì, perché parla di artisti un po’ messi in croce dal pubblico. Altri sono stati messi perché magari il sound mi ricordava quello che facevano gli artisti, tipo la roba dei Beastie Boys con YAUCH, o quella di FLINT per i Prodigy. Alcune associazioni sono nate così. In MANGO mi sono immaginato un artista che era all’opposto di Mango: totalmente non spirituale, non mistico, stra-materialista. Le soluzioni sono state fatte un po’ così, in maniera estemporanea. Sono servite anche perché magari uno si va a recuperare le storie e la musica di chi non conosce. Non voglio fare il boomer che dice che la musica di prima era meglio, però c’è tantissima musica che non conosce più nessuno che, secondo me, può essere figa e di ispirazione. Abbiamo tirato fuori dagli inferi Lorella Cuccarini, forse possiamo tirare fuori anche i Pantera.
Eh, tra un po’ tornano anche a Bologna per un concerto.
Loro sono un po’ fasci, però vabbè, fanno bella roba. Sono texani, quindi il massimo che possiamo aspettarci è light fascism, però dai.
Il primo sentimento che ho provato dopo aver ascoltato il disco è stata la rabbia. Era un effetto che cercavi?
Sì, menomale, ha funzionato! Ne hai fruito esattamente come bisogna fruire di questo disco. Ottimo, mi fa piacere che ti abbia dato questa sensazione, perché è esattamente quello che speravo. E’ un piacere per un artista riuscire a suscitare qualcosa, però a rattristare qualcuno ci vuole veramente poco, la comicità è un po’ più difficile, ma la rabbia è difficilissima. Quindi sono contento, E’ esattamente quello che volevo suscitare.
Il punk richiama rabbia e ribellione, ma anche i testi richiamano queste cose. E’ un punk sociale come quello dei Clash?
Mi sono guardato intorno. Lemmy Kilmister disse che i Clash non gli piacevano perché erano fake nel loro essere politici. Opinabile, anche perché Lemmy Kilmister è un grande fascio, anche se i Motorhead erano bravissimi. Preferisco i Clash piuttosto che un qualsiasi album dei Motorhead. Questo disco è un distillato della mia personalità, più di qualsiasi altra cosa. Parla esattamente come parlo io. Non ho detto “voglio proprio fare un pezzo sulle donne, perché ultimamente sono un argomento che va forte”. Sono argomenti in genere dove, se prendi una posizione, il pubblico tende ad allontanarsi, a dire “ma che cazzo vuoi, l’artista deve fare musica, io non sono d’accordo”, anche perché ormai nessuno è d’accordo e tutti hanno diritto di dire la propria su tutto. Non è stata una scelta, è un disco fatto di pancia, con quello che mi sentivo fosse importante parlare in quel momento.
Sta tornando quella wave di punk tipo Machine Gun Kelly e Blink 182, in Italia Naska. Tu come ti poni?
Non è la mia roba, zero. Io Diego lo conosco da molto prima che lui fosse famoso (io mai stato), è un caro amico. Machine Gun Kelly è un bravo musicista, un bravo attore, però la sua musica rimane molto sul descrivere in maniera ribelle, colorata, interessante le dinamiche individuali e di coppia: la storia d’amore tra un tizio e una tizia. Non c’è mai qualcosa di vagamente queer. Sì, il punk è stato anche questo, per carità di Dio, però il punk è anche altro. Ha anche un senso politico e sociale che adesso agli artisti non conviene avere, non si schierano perché hanno qualcosa da perdere. Io cosa ho da perdere? 13mila followers e il verificato su Instagram? Me ne frega un cazzo. Allora ho deciso di fare una cosa del genere. Mi interessa sapere anche cosa ne pensi tu. Non penso che fuori da una vaga associazione a livello di sound possiamo essere comparati io e Machine Gun Kelly. Non lo so. Io qualcosa di suo la sento, ma anche la roba nuova di Diego l’ho sentita, perché siamo usciti lo stesso giorno. MANGO è un pezzo che parla della sottorappresentazione delle donne nell’industria musicale italiana, mentre l’ultima di Diego è un pezzo d’amore. Carinissimo, ma è un pezzo d’amore, super bello, ha avuto successo. Ma non c’entra niente con la mia musica.
Sì, l’altro punk lo vedo come più commerciale. Il tuo ultimo disco non lo è per niente.
Ci sta. Sony non è rimasta molto contenta di questa cosa.
Dico la mia? Chi se ne frega. Musica dal morto spacca davvero e Vipra, sia come artista, che come persona, ancora di più.