La formula magica di gIANMARIA? L’amore per la musica

da | Giu 28, 2022 | Interviste

Fresco fresco della partecipazione a X Factor 2021, gIANMARIA ha fatto quattro chiacchiere con noi di Cromosomi. Giovanissimo, ma già con le idee chiare, il cantante vicentino ci ha parlato della sua breve (ma già brillante) carriera, del suo esordio, del suo nuovo tour estivo e, soprattutto, del suo nuovo singolo, Non dovevo farlo.

Come va questo periodo? Come ti senti?

Molto bene, dai. Sta andando bene, stiamo lavorando molto. Stiamo preparando un sacco di cose nuove. E’ un periodo abbastanza pieno.

Come ti senti alla prospettiva di stare per iniziare un tour così importante?

Sicuramente, le prime dieci o dodici datate mi hanno aiutato con l’ansia per il tour estivo. Però, comunque, mi mette parecchio agitazione. Ho molta ansia da prestazione, ma è bellissimo. E’ il momento in cui si tirano le somme di questo lavoro, dove si vede se si è lavorato bene o meno.

Che cosa dovrebbero aspettarsi le persone che ancora non ti hanno visto suonare dal vivo dai tuoi prossimi concerti?

Si dovrebbero aspettare un grande show, perché stiamo preparando una cosa molto bella. Poi ci saranno anche novità riguardo al tour: entreranno nuove persone nella band e ri-arrangeremo i pezzi, quindi c’è anche l’elemento novità (se conosci i miei brani). Tanto divertimento e tanto amore.

Come definiresti il tuo stile, se dovessi descriverlo?

Il mio stile penso sia un insieme di tante cose. Non saprei dirti un genero specifico, perché non penso di averlo. Ci sono tante canzoni diverse fra loro, ma penso si possano racchiudere tutte nel pop. A me va bene, perché pop significa parlare a più persone possibili, essere più universali possibile. Mi ispiro al cantautorato, ma anche alle novità, che siano americane o italiane.

Quali sono i tre artisti che più ti influenzano per il tuo stile musicale?

Rino Gaetano, Frank Ocean e Franco Battiato.

Sei uscito da X Factor e hai spiccato il volo anche grazie a questo. Cosa ne pensi del mondo dei talent show?

I talent show sono una buona opportunità, ma servono coraggio e forza di volontà per andarci. Devi sacrificare mesi della tua vita per parteciparvi, perché si tratta di iniziare a lavorare in questo ambiente per la prima volta, solitamente. Bisogna vederli come un punto di inizio e non come un punto di arrivo, perché quando finisce il programma la fama un po’ crolla, non essendo più sotto i riflettori. Il lavoro è sicuramente minore che rispetto all’inizio, ma devi cercare di mantenerti più che puoi. Penso siano comunque un’ottima opportunità per i giovani che vogliono fare seriamente questo lavoro, perché fa capire se lo vuoi fare veramente. Ti metti alla prova e vedi le dinamiche di questo mondo.

Cosa risponderesti ai detrattori dei talent show, quelli del:”Ma adesso i giovani fanno X Factor, è successo facile”?

E’ più facile non andare a X Factor e lamentarsi di non fare nulla, non riscuotendo successo, che andare e prendersi sia la fama, che la ricaduta che c’è dopo.

Qual è il brano tuo che senti più tuo e perché?

I Suicidi, perché penso sia stata un po’ una fortuna. Non vorrei sembrare arrogante, ma mi è sembrato quasi una cosa geniale e la penso ancora così. Non dico di essere geniale, ma I Suicidi è stato un episodio wow. Ho capito che voglio fare quello e provo sempre a rifare quella cosa.

Da pochi mesi è uscito Fallirò, il tuo primo EP. Qual è la sua formula magica?

Credo che sia l’amore per la musica. Io faccio musica per nobili ragioni, la faccio perché penso di necessitarlo e questo per me è tutto. La credibilità è tutto: la musica devi sentire di doverla fare, non si scappa. Fino ad oggi penso che sia la cosa che io debba fare. Spero che trasparisca e se gli ascolti sono andati bene, credo sia per questo.

Se dovessi descrivere in tre parole Non dovevo farlo, quali sarebbero e perché?

Giorno, notte e differenza. Parlo della mia idea a riguardo di notte e giorno e di che cosa mi smuovono entrambi. C’è una differenza sostanziale fra le due, secondo me: durante la notte, il mondo è fermo, mentre di giorno, lavora. Mi sembrano due momenti completamente staccati, che non interagiscono l’uno con l’altro.

Da dove nasce Non dovevo farlo?

In realtà era un concetto che volevo esprimere da molto tempo, ce l’ho da quando sono bambino. Poi ho ascoltato un brano dei Bright Eyes che accennava a questa cosa e mi è tornata l’idea di scriverci a riguardo.

Come ci si sente a essere così giovani ma ad avere già avuto diversi successi importanti?

Sono molto grato nei confronti della musica, sono contentissimo. La mia preoccupazione principale è cercare di rendere più che posso.

Un sacco di artisti giovanissimi che stanno avendo successo ora vengono da Vicenza. Cosa c’è di particolare lì?

Non si sa ancora. Dicono sia per la base americana di Vicenza, ma io non credo, perché non interagiamo troppo fra italiani e americani. Un sacco di gente fa vestiti, un sacco di mostre in giro, molti fanno musica. E’ inspiegabile.

Forse è la nebbia, come nella Bassa.

Sicuro!

La musica ha tante dimensioni: la si crea, la si scrive, la si suona, la si canta. Qual è la tua preferita?

Scrivere lo preferisco, poi arriva il cantare, sono quasi allo stesso livello. Scrivere in generale è sempre più bello per me.

Come funziona il tuo processo creativo?

Dipende, è una cosa casuale. Ultimamente lavoro spesso con i miei produttori: scriviamo la musica e componiamo i testi insieme. Solitamente si parte da una reference sonora, si butta giù della musica, magari mi metto al piano o alla chitarra e si fa; a volte scrivono persone con cui lavoro. Con calma, facendo brainstorming, si trova un concetto interessante e lo si prova ad esprimere al meglio. Ci si continua a confrontare e si scrive. Ogni tanto scrivo da solo a casa.

Qual è l’obiettivo artistico massimo a cui aspiri?

Scrivere le canzoni più belle dei prossimi anni, quello mi interessa. Poi non so cosa vuol dire belle, ma vorrei scrivere pezzi molto belli.

La tua musica veicola un messaggio? Quale?

La mia musica non penso veicoli messaggi. Non mi sento nella posizione di dover insegnare qualcosa a qualcuno. Io parlo di quello che penso, della mia visione delle cose, delle mie idee, delle mie paure, delle mie sofferenze, dei momenti in cui sono felice. E la gente ci si ritrova, a volte aiuto persone per questo. Voglio continuare a sentirmi libero, senza dover insegnare cose ad altri, non sono pronto.

Hai iniziato a fare musica da bambino. Che cosa direbbe il gIANMARIA del passato a quello di oggi? E cosa direbbe il gIANMARIA di oggi a quello del passato?

Il gIANMARIA piccolo direbbe:”Cerca di non cambiare mai alcuni tratti importanti del tuo carattere e di rimanere coi piedi a terra”. gIANMARIA di adesso a quello piccolo direbbe:”Continua, che questa, almeno per ora, è la cosa più giusta e sana che tu possa fare”

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