Il cinque febbraio abbiamo scoperto che L’ultimo Paradiso si trova in Puglia, tra Bari e Gravina. Un tempo sospeso, forse un non tempo, un tempo lontano, fatto di amori, violenza, piccole bugie. Un tempo fatto di paesaggi bellissimi, che se chiudi gli occhi riesci quasi a vedere, un tempo fatto di silenzio, per comprendere, di dolore, per crescere, di gioia, per potere andare avanti.
Stiamo parlando del film distribuito direttamente su Netflix, L’ultimo Paradiso. Un film co-sceneggiato da Riccardo Scamarcio con la regia di Rocco Ricciardulli. La storia, come dichiara il regista e sceneggiatore, si ispira a un fatto di cronaca vera avvenuto negli anni’50 nel Sud Italia, legato alla sua infanzia, dimostrando come questa pellicola abbia degli elementi forti e piuttosto personali.
Non esiste film, scena, paesaggio o amore che non abbia la sua colonna sonora. Ed è questo quello che vogliamo raccontare oggi. È Federico Ferrandina a firmare la musica originale del film. Lo fa con un brano, Meridiano Prossimo, che ci fa perdere con un equilibrio delicato tra pianoforte ed archi. Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con lui.
Su Federico Ferrandina:
Nato a Matera nel 1978, diplomato in Chitarra Classica e Composizione. Il suo stile musicale è identificato da sonorità neoclassiche e armonie tridimensionali. Molte delle sue canzoni e brani strumentali sono diventati colonne sonore di film e programmi TV negli Stati Uniti, Francia, Canada e Polonia, come il messicano Mariachi, presente nel Dallas Buyers Club, vincitore di numerosi premi Oscar. Recentemente ha scritto la colonna sonora dell’intera prima stagione della serie tv The Comedians, trasmessa da Sky Atlantic italiana. È il compositore del musical You, finalista al Chicago Musical Theatre Festival 2015 con testi della scrittrice americana GermaineShames.
Chiacchiere:
Il Meridiano in geografia unisce i poli opposti, e trovare il prossimo Meridiano è una ambizione come musicista ed essere umano, il tentativo di tracciare una linea di unione.
Così parla del brano Federico Ferrandina. Allora gli chiediamo:
Sei mai riuscito, attraverso la tua musica, a tracciare questa linea? Pensi che la musica possa aiutare a trovare il Meridiano Prossimo?
Credo che queste ambizioni e linee immaginarie siano per definizione destinate a restare incompiute, come non credo alla totale realizzazione di un essere umano, credo piuttosto nel percorso che attraversiamo in questo tentativo. Sono certo che nel mio lavoro più che il compimento di questa ricerca si possa sentire lo slancio che la anima. Dovrei quindi rispondere che non ho mai finito di tracciare il prossimo Meridiano, e che Meridiano Prossimo è una traccia su quella mappa di territori inaccessibili. La musica e le espressioni artistiche ci insegnano a percepire il mondo, ci regalano punti di osservazione e ci mettono in cammino, in un certo senso ci aiutano a nascere e fare i primi passi, forse non riusciremo a unire i poli opposti con la musica, ma sapremo intuire questa possibilità.
Cosa significa per un musicista e compositoreprodurre musica per un film? Cosa aggiunge o cosa toglie al lavoro di musicista?
Può significare molte cose molto diverse tra loro, ciascun film parla un linguaggio specifico e crea una relazione unica tra la musica e le immagini, creare musica per un film è un’esplorazione di tale relazione. Naturalmente tutto questo viene negoziato con la regia e/o altre entità coinvolte a vario titolo nel lavoro (produttori, music supervisors, montatori), per cui di certo aggiunge una dimensione collettiva alla scrittura, e in un certo senso toglie al musicista la sensazione di onnipotenza sulla materia musicale. Questo può sembrare una privazione di libertà artistiche, ma è sostanzialmente una fondazione di regole e grammatica con cui costruire l’orizzonte sonoro del film, personalmente trovo più stimoli che frustrazioni in questo processo.
Da dove nasce Meridiano prossimo? È stata pensata appositamente per descrivere e accompagnare le scene del film?
È un brano che ho composto molto tempo fa e con cui ho un rapporto intimo, per alcuni anni credo di esserne stato perfino geloso e ho evitato di diffonderlo, oppure l’impressione che scopra una mia zona fragile e inconfessabile mi faceva resistere all’idea di esporlo all’ascolto pubblico. Con un po’ di coraggio l’ho finalmente inciso ed è stato tra i brani che ho sottoposto alla produzione de L’Ultimo Paradiso quando mi hanno contattato ad Aprile 2020. Si può dire che grazie a questo brano sia stato assunto per occuparmi della musica di questo film, dove accompagna una scena d’amore clandestino.
Tra pandemia e social media, cosa è cambiato nella produzione musicale? Ti piace un po’ meno o forse un po’ di più?
Si sta creando uno scenario inedito: i miei collaboratori a Los Angeles e Londra lavorano da casa e non incontrano nessuno di persona, per cui in questo momento essere nel quartier generale dell’industria musicale non è più significativo. Essendo tutti costretti a muoversi online si possono giocare le proprie carte nella stessa partita di chi è a Londra o Los Angeles. Pur con tutta la tristezza e l’alienazione di questi strani tempi, ci sono opportunità da cogliere.
Hai composto colonne sonore per diverse produzioni cinematografiche e televisive, hai affiancato numerosi musicisti e artisti. Cosa ha significato nella tua vita poter “affiancare” artisti? E cosa significa adesso che ci sentiamo tutti un po’ più soli?
Affiancare altri artisti fa parte sia della formazione sia delle attività costanti di un musicista, spesso si lavora in squadra, altre volte, come quando si realizza una colonna sonora, si lavora per migliorare e contribuire al lavoro di qualcun altro. Per me questo significa crescere, assumersi responsabilità, imparare lingue nuove ed esplorare. E ai tempi del Covid significa anche sentirsi meno soli, spesso affianco altri artisti per aiutarli, in alcuni casi mi metto in gioco personalmente perché altri musicisti, colleghi e amici riescano a migliorare le proprie condizioni lavorative in vari modi. Ci sono artisti in difficoltà, dobbiamo averne cura, soprattutto di quelli fuori dal mainstream, perché la loro visione problematica della realtà e la loro carica critica arricchisce la nostra esperienza del mondo, e se sparisse questo sottosuolo dell’arte ci troveremmo in una condizione di rimozione vera e propria, in pochi anni ne subiremmo conseguenze gravi.
Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa carriera? Qual è adesso in Italia il problema principale per chi vuole fare il musicista e produrre musica?
Consiglio a chiunque di tornare a viaggiare appena possibile e fare musica altrove, cercare stimoli e innescare collaborazioni, e nel frattempo consiglio di cercare di farlo tramite il web. La condizione in cui ci troviamo sta solo aggravando la criticità già presente nella scena musicale in Italia, so che sembrerò banalmente esterofilo, ma ho l’impressione che l’Italia attuale non sia in grado né di formare né di dar lavoro a chi vuole affrontare il mestiere di musicista in modo serio, professionale, competente, se ci sono proposte di buona qualità è solo per merito di iniziative individuali, non è l’industria a creare occasioni di nascita e crescita di artisti. La scena musicale mainstream italiana sembra riprodurre le sue logiche interne fatte di scarse competenze e dubbio gusto, in alcuni casi si accorge di realtà interessanti, se ne appropria e le neutralizza, in tanti altri casi le marginalizza. Bisogna confrontarsi con i colleghi all’estero, nei paesi anglofoni e in nord Europa, dove anche i prodotti “pop” destinati alle masse e soggetti al passare delle mode sono frutto di competenze, sensibilità e visioni artistiche, in tutti i campi. E per quanto il web sia comunque una risorsa inestimabile per entrare in contatto con altre realtà non può sostituire l’esperienza di imbattersi in qualcuno con cui “risuonare”. Sembrerebbe in contraddizione col mio lavoro in questo film, ma non lo è: nel 2016 ero al Festival di Cannes con un cortometraggio statunitense e lì ho conosciuto il regista Rocco Ricciardulli che si è interessato al mio lavoro, anche questa collaborazione è dunque il frutto della mia attività all’estero.
Grazie Federico Ferrandina, per le parole, per la musica e per tutti i Meridiani Prossimi che riusciremo a tracciare attraverso di lei.