Te lo ricordi il primo dei Marlene Kuntz? “Catartica”

da | Giu 18, 2020 | News

di Cristiana Dicembre Il giorno della pubblicazione di Catartica, esattamente il 13 maggio del 1994, ancora dovevo nascere, o meglio sarei venuta fuori qualche mese più tardi, eppure li immagino vividamente, quasi come se li avessi visti, a far ingresso nella storia della musica scavalcando gran parte degli artisti italiani del tempo, senza chiedere alcun […]

di Cristiana Dicembre

Il giorno della pubblicazione di Catartica, esattamente il 13 maggio del 1994, ancora dovevo nascere, o meglio sarei venuta fuori qualche mese più tardi, eppure li immagino vividamente, quasi come se li avessi visti, a far ingresso nella storia della musica scavalcando gran parte degli artisti italiani del tempo, senza chiedere alcun permesso, prendendo a schiaffi la realtà musicale degli anni novanta e urlando: “Sveglia gente, sono arrivati i Marlene Kuntz!”.

Te lo ricordi l’album di esordio dei Marlene Kuntz? Come dimenticarlo Catartica.

Non eravamo abituati, e forse mai lo saremo, all’unione così ben riuscita di potenza sonora e potenza comunicativa.

L’album si apre con M.K. ed io continuo ancora a sentirli esclamare: “siamo arrivati, reggetevi forte!”.  Dunque noi ci reggiamo forte a quel che crediamo di sapere della musica, ignari del fatto che ciò non basterà ad orientarci nella loro wave così new.

Catartica non è uno di quei dischi in cui gli autori ti accompagnano nel loro lungo viaggio musicale fatto di suoni e parole. Non è uno di quei dischi in cui gli autori ti tengono per mano e ti mostrano la direzione del cammino. Qui, lasciano a te il libero arbitrio di decidere l’importanza delle cose.

È un disco adulto, indipendente, ti mette davanti alla (sua) realtà.

Ed ecco che arriva Sonica, la canzone manifesto dei Marlene? Può essere, la gente sembra vederla proprio così. Cristiano Godano, il frontman, a tal proposito dice: “Sonica è un pezzo con cui molta gente ci identifica […], è un pezzo magnifico, decisamente riuscito, inesorabilmente potente e particolarmente carismatico.” Ma – e c’è un ‘ma’ – ogni volta che qualcuno ai loro concerti gridava ansiosamente “Sonica! Sonica!” stava confermando a se stesso che, con questo brano, sarebbero venuto fuori i veri Marlene Kuntz.

E non va bene, perché si rischierebbe di non prestare attenzione agli altri grandi capolavori, si rischierebbe di perdersi Nuotando nell’aria.

Nuotando nell’aria non è un brano, è magia.

Ci sono delle parole nel libro di Godano “Nuotando nell’aria” uscito proprio l’anno passato, relative al brano omonimo, che superano la magia, spiegandola, di ogni singola figura contenuta in questo pezzo, e sarebbe un sacrilegio se io, notandole, non le inserissi qui per parlarvi di Catartica.

Cristiano Godano è una persona sottile, vi mostro perché:

“Il testo poco per poco mi sembra di liberarsi dalla presenza sia fisica che spirituale della sadica maliarda, per concentrarsi sulla questione astratta dell’assenza, che viene messa a fuoco da immagini che paiono quasi volerla definire nella sua problematica filosofica.”

È così che l’assenza diventa presenza. L’amore assente fluttua nell’aria, non come “aria per respirare” (in quest’orgia di musicalità italiana, scusate se cito Giovanni Allevi), ma come aria per materializzare delle immagini. Aria come tela sulla quale dipingere assenze. Un’assenza dove la dipingi se non nell’aria? E per quanto l’immagine risuoni dolce e leggiadra nella mente, il peso si fa sentire e chiude il brano con una dichiarazione d’amore così contraddittoriamente bella quanto geniale:

E non è facile, dovresti credermi
Sentirti qui con me perché tu non ci sei
Mi piacerebbe sai, sentirti piangere
Anche una lacrima, per pochi attimi

Perché un grammo di gioia del suo sorriso, non gli bastava. No, ma un pianto, una lacrima, sì.

Come lo colmi un vuoto d’amore senza una lacrima, anche per poco?

Cosa lo rende più vero?

Nel loro album d’esordio io ci vedo autenticità, capacità poetica e narrativa alle stelle, e tanta, tanta personalità, che tradotta nell’ardore del dialetto italiano, sarebbe tanta, tanta cazzimma.

So che i Marlene apprezzerebbero.

 

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