“Manifesto” diventa teatro: Shablo & friends agli Arcimboldi

da | Nov 13, 2025 | #Cromosomiintour

Shablo ha salutato Milano con l’ultima tappa dello Street Jazz Tour, un concerto intenso e corale al Teatro degli Arcimboldi. Sul palco tanto ospiti che hanno accompagnato un viaggio ricco di sfumature e sperimentazioni.

Shablo ha concluso il suo Street Jazz Tour al Teatro degli Arcimboldi di Milano con una serata che ha celebrato l’immaginario del suo ultimo progetto, “Manifesto”. Un percorso pensato come un tributo alle musiche che lo hanno formato, attraversando confini stilistici che vanno dal jazz all’hip-hop, passando per soul, funk, R&B e suggestioni tropicali. Per questa occasione live, l’intero repertorio è stato riplasmato ad hoc: arrangiamenti nuovi, costruzioni inedite e perfino alcune incursioni in classici della musica black, reinterpretati con gusto contemporaneo.

A guidare il pubblico dentro questo racconto è stata la voce narrante di Filippo Timi, presenza scenica potente e delicata allo stesso tempo, capace di collegare la ritualità del teatro con l’energia pulsante del live. Il suo intervento ha trasformato lo spettacolo in un dialogo continuo tra corporeità e parola, tra immaginazione e suono.

Shablo dirige una serata che non assomiglia a nulla

La scena, firmata da Martino Cerati, collocava Shablo al centro di una consolle trasparente, il cuore da cui si irradiavano musicisti, coro e ospiti. L’intero show scorreva come un’unica onda, senza pause, abbracciando una trentina di brani cuciti insieme con fluidità cinematografica. I visual curati da Galattico e il disegno luci, sempre in movimento, hanno moltiplicato le atmosfere: colori che si rincorrevano, ombre che invadevano platea e palco, un ambiente in continua mutazione per restituire l’identità sfaccettata della performance.

La tappa milanese ha portato sul palco una sfilata di ospiti d’eccezione: Ernia, Guè, Inoki, Irama, Joshua, Mimì, Nayt, Neffa, Rkomi, Tormento, TY1 e l’internazionale YellowStraps. Un parterre che ha rafforzato la dimensione collettiva del concerto, rendendolo una festa della scena italiana.

Jazz, rap e meraviglia

Dentro questa cornice, Shablo ha messo al centro una riflessione sul fare artistico come artigianato: il gesto che precede il suono, la cura invisibile dietro ogni scelta, il valore del silenzio e dello studio. Un racconto che affonda nelle radici del jazz e del rap, ricordando quanto lavoro, ricerca e dedizione ci siano dietro ogni sfumatura.

Anche la parte stilistica ha contribuito alla narrazione: i due outfit di Shablo e gli outfit della band, curati da Rebecca Baglini, raccontavano un artista in continua trasformazione, coerente nel suo desiderio di sperimentare tanto quanto nella sua fedeltà alle origini.

La Playlist di Cromosomi