Clara a Supernova: cosa racconta davvero la sua nuova fase

da | Nov 13, 2025 | Flash News

Milano non perdona gli indecisi, ma certe voci ci sguazzano. E quando una come Clara si siede davanti a Cattelan, lo studio cambia temperatura.

La puntata di Supernova dedicata a Clara scorre come quei pomeriggi in cui non ti accorgi del tempo che passa, perché c’è qualcuno che parla con una sincerità che non fa rumore, ma resta. Lei arriva con l’energia di chi ha imparato a stare al centro senza volerlo davvero, e lo racconta con quella franchezza un po’ stropicciata che la Generazione Z riconosce come un marchio di fabbrica. Ha l’aria di una che la fama l’ha capita tardi, o forse non del tutto, e questo la rende ancora più interessante. È raro sentire un’artista giovane parlare della paura con la stessa naturalezza con cui parla dei successi.

Quando si torna su Sanremo, le si illumina la faccia e insieme le si increspano le spalle: dice che il secondo è stato più difficile del primo, che la consapevolezza pesa più dell’adrenalina. Ammette di aver provato e riprovato la canzone finché non usciva come voleva lei. È quel tipo di perfezionismo che negli artisti giovani suona come una corazza sottile: sembra trasparente, poi ti accorgi che tiene tutto in piedi.

La parte più divertente della conversazione, però, arriva quando affronta la questione dell’attenzione mediatica. “Leggo tutto, proprio tutto”, dice. Ed è impossibile non immaginarla la notte, scroll in mano, tra commenti affettuosi, osservazioni inutili e opinioni che nessuno aveva chiesto. Il gossip? Le va bene finché non tocca la famiglia. Ed è lì che capisci quanto l’esposizione, per lei, sia ancora un gioco a metà tra entusiasmo e cautela.

Poi c’è la Clara adolescente, quella che passa dal linguistico al canto lirico, che va all’Oktoberfest e ascolta Raye, Sabrina Carpenter, Dua Lipa, con un passato pop-punk custodito in un mp3 Hello Kitty color rosa ruggine. Un catalogo sentimentale che sembra scritto su un diario a quadretti. Nel mezzo spuntano incontri improbabili: Jovanotti a un matrimonio, Brian May a pranzo da Andrea Bocelli. Storie che se le inventi non funzionano, ma che nelle sue parole diventano aneddoti quasi domestici.

Il capitolo Mare Fuori arriva come un colpo di scena annunciato. Dice che al provino aveva portato il ruolo sbagliato, che non era nel suo momento migliore, e che comunque l’hanno scelta. Crazy J le si è incollata addosso, e quando racconta che “le parti dolci vengono meno”, sorridi perché ha ragione: ci sono artisti che funzionano meglio quando possono essere un po’ scomodi.

C’è anche la paura di tornare a un passato più cupo, una paura che la frena e la protegge. E c’è quel sogno di un casolare fuori Milano, con cavalli e mucche, che suona come un desiderio di normalità che pochi, tra quelli che definiscono le playlist del Paese, hanno il coraggio di ammettere. In un sistema che spinge al rumore, lei rivendica il silenzio.

La chiosa è un mix di scout, disastri meteorologici, dita congelate e ciabatte dei Puffi: un pezzo di vita così assurdo da sembrare una scena tagliata dal montaggio finale. E quando dice che un giorno vorrebbe fare la Signora in Giallo, capisci che non sta scherzando: la sua carriera è una collezione di deviazioni inattese, e forse è proprio questo che la rende irresistibile.

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