“Sabato sera”: il nuovo singolo di Dutch Nazari

da | Mag 2, 2025 | Recensioni singoli

Ci sono artisti che parlano forte e chiaro, ma senza mai alzare la voce. Dutch Nazari è uno di questi: non urla, non accusa, ma ti mette davanti a uno specchio e poi si siede accanto a te a riflettere.

Dopo “Aqaba” (2024), il 30 aprile Dutch Nazari torna con Sabato sera, scritto da lui e prodotto da Sicket – suo collaboratore storico sia in studio che dal vivo. Il brano segna anche l’inizio del nuovo percorso discografico con l’etichetta WOODWORM, aprendo la strada a nuova musica.

Alla radio musica leggera ma non sembra mai che parli di me
che mi nascondo dietro alla tua luce come una bestemmia dentro una preghiera
Se domani scoppierà la guerra che faremo se ci chiamano
me che se per caso uno mi pesta i piedi io mi giro e chiedo scusa

Fin da subito, Dutch mette le cose in chiaro: la musica leggera che sente in giro non sembra parlare di lui, che si descrive come estraneo, uno che chiede scusa anche quando subisce e gli pestano i piedi. La bestemmia dentro una preghiera contiene ironia, ma anche il riconoscersi fuori posto in un mondo che premia l’aggressività e schiaccia la fragilità.

Con Sabato Sera Dutch Nazari ci invita a riflettere

Carcere per chi va ad un rave, ad un rave
non è il più grande interesse tra i miei,
però una volta ogni tanto ci andrei
I dipinti dentro ai musei, ai musei
fosse per me io non li imbratterei
ma se cambio idea tu dimmi che

Il riferimento è diretto e politico: la legge contro i rave party in Italia, la possibilità di una guerra imminente, la repressione dell’espressione giovanile e alternativa, le contraddizioni e le ingiustizie del sistema.

L’artista non frequenta rave regolarmente, ma l’idea che si possa finire in carcere per questo lo inquieta. Lo stesso vale per l’imbrattamento dei musei: non è il suo modo di protestare, ma si mette nei panni di chi lo fa, riflettendo e comprendendo anche chi sceglie forme di dissenso diverse dalle proprie.

Tu sei stato in galera? No. Mai? Male.

Verrai a trovarmi se finisco in galera?
Quando mi guardi è sempre sabato sera
Dietro le sbarre mentre gioco a carte contro ladri e guardie
Quando mi guardi è sempre sabato sera

Il ritornello del brano non parla solo di carcere, ma della possibilità di essere visti e riconosciuti anche quando si è ai margini. La prigione non è solo fisica, ma è ogni condizione di esclusione, giudizio, emarginazione.

La cassa dritta che sostiene il ritmo durante l’intero pezzo, lascia sempre spazio alle parole dell’artista. Senza effetti speciali, Nazari racconta le urgenze in atto di un mondo che ha cominciato a girare storto con disinvoltura: le leggi che puniscono i corpi sbagliati, le guerre imposte a chi non le ha chieste, il senso di colpa ereditato come un mutuo.

Nella parte centrale del brano, vengono messi in discussione concetti come colpa, punizione, giustizia. Si parte dal peccato originale – un errore commesso da altri ma pagato da tutti – per arrivare a una riflessione più ampia su responsabilità e proporzione della pena. Dutch si interroga su cosa conta davvero: l’intenzione o l’azione? La consapevolezza o il risultato? Cosa succede se sbaglio senza volerlo e da quell’errore nasce una catastrofe? Ci sarà sempre qualcuno che ci starà accanto?

– “Perché poi a mezzanotte vengono, aprono lo spioncino… tu sei stato in galera?”
– “No.”
– “Mai? Male.”

Il brano si conclude con uno skit, che rappresenta il punto di partenza per la scrittura del pezzo stesso: un passaggio tratto da un’intervista tra Enzo Biagi e Sandro Pertini in cui si parla del suo periodo trascorso nelle carceri fasciste. Pertini, paradossalmente, quasi si dispiace per la mancata lezione di vita che Biagi, al contrario suo, non ha sperimentato, come a voler dire che chi non è stato in galera ha perso una grande occasione.

E se poi finisco in prigione e non mi lasci
ti scriverò lettere dal carcere come Gramsci

Già nel brano “Amore povero” (2017), Nazari aveva affrontato il tema della reclusione, immaginando un uomo finito in carcere per aver scelto di rubare per amore, non avendo altre alternative. Se allora prometteva di esserci comunque, scrivendo lettere dalla cella alla persona amata, oggi si chiede se, una volta dentro, qualcuno resterebbe davvero dall’altro lato.

Verrai a trovarmi se finisco in galera?

In un tempo che corre, ancora una volta Dutch Nazari ci invita a rallentare con lo scopo di riflettere. Non per trovare verità assolute, ma per restare nella domanda al fine di comprenderla. E, nel frattempo, scegliere e riconoscere chi vorremmo accanto se un giorno finissimo in galera… Per davvero, o solo metaforicamente.

Il brano è ora disponibile sulle piattaforme streaming.

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