“Noi no”, l’anthem malinconico dell’indie di Gazzelle

da | Gen 3, 2025 | Recensioni singoli

Annunciata a poche ore dall'uscita, "Noi no" è una canzone per cuori nostalgici, e già dal primo ascolto possiamo esser certi che diventerà uno degli evergreen del repertorio di Gazzelle.

Volevamo cominciare l’anno con dei buoni propositi e voglia di ricominciare, di lasciarci indietro il passato. Ma poi, il 3 gennaio arriva Gazzelle e ti fa fare il pieno di malinconia. Non che ci dispiaccia, alla maggioranza degli esseri umani piace tormentarsi, ma almeno così possiamo farlo con un buon sottofondo. Noi no diventa la voce guida, la meditazione guidata verso un passato che non tornerà più, ma che, in fondo, ci piacerebbe rivivere.

Che eravamo belli come l’imbrunire

Come i film degli anni Novanta

Come i caschi in testa pieni di adesivi

Il segreto di Gazzelle, in Noi no, non è solo un’ottima musicalità

Il brano si apre lentamente, la voce sovrasta la musica. Segue tutto una linea molto semplice e pulita, il piano vuole però comunicare una piccola gioia che potrebbe sembrare in conflitto con il canto e il testo di Gazzelle, ma che in realtà finisce con il fondersi benissimo. Man mano che ci si addentra nel brano, si aggiungono nuovi elementi, ma nel primo ritornello c’è ancora parvenza di semplicità. Semplicità, che poi viene devastata gradualmente fin quando il beat cambia e diventa più insistente e ritmato. Questo sound che potrebbe generare anche una sorta di adrenalina, è come una carezza dopo un ceffone (che sarebbe il testo, chiaramente).

Gazzelle con Noi No, quindi, ci ferisce e ci medica, allo stesso tempo.

L’artista a mezzanotte in punto ha pubblicato su Instagram un post con una dedica per gli ascoltatori: spera che tutti siano dove vorrebbero essere, con chiunque loro desiderino. E precisa che è proprio questo il senso delle sue canzoni, e che questa in particolare è un ennesimo pezzo di sé.

Il testo in effetti, oltre ad essere una descrizione molto visuale, evocativa e tangibile della nostalgia, secondo magari le esperienze di vita dell’autore che sono in realtà pienamente condivisibili, racconta anche una certa inerzia che può sopraggiungere dopo la fine di una storia. E, in molti casi, anche solo quando fuori c’è freddo e piove (ma questo non lo dice Gazzelle, esperienza personale, mi sento così).

Sarà una coincidenza il fatto che sia stato pubblicato proprio ad inizio anno? O un gentile reminder che anche quest’anno ci tocca soffrire?

Ma in fondo Flavio non ne sbaglia una, e quindi non vediamo l’ora di gridare questa canzone in macchina, alla faccia di qualche ex o a quella della pioggia.

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