Non è produttivo come altri della new wave, complice forse anche la cura che ci ha messo per tirare fuori questa sorta di presentazione ufficiale al grande pubblico. Il suo primo disco porta il suo nome d’arte: ASTRO, una nuova luce nel firmamento del rap italiano, che vuole brillare come le altre. Nella notte di venerdì abbiamo avuto la conferma che siamo davanti ad uno dei nomi più sottovalutati di questa nuova annata di artisti, che sempre di più si staccano dai loro predecessori, pur ispirandosi a loro. In particolare, Astro è forse il più innovativo in termini di suono, pur mantenendo una certa attinenza con l’atmosfera trap originale, quella del 2016 che molti ricordano decisamente bene.
Astro, l’inchino davanti alla giuria.
Nello stupido gioco del rap, Astro è il novellino, uno che secondo i meno attenti ha racimolato un po’ di numeri con la gavetta ed ora doveva confermarsi. Come è accaduto per progetti come “I Nomi del Diavolo” di Kid Yugi o “Umile” di Tony Boy, anche ASTRO è un disco che aveva necessità di dimostrare, ancor prima di dire qualcosa. Un po’ per una mera questione di numeri, un po’ perché il sound di questo artista è qualcosa di veramente fresco, aria nuova nel rap game. L’ha notato Ghali, tra i primi a farci un feat e presente nell’album, nonché Guè, anche lui nella line up. La stima di alcuni big però non basta, perché un grande progetto discografico è l’unico modo che, ad oggi, un rapper ha per affermarsi e prendersi un vero e proprio posto al tavolo. Perciò, come si è comportato in proposito Astro?
Potremmo dire che l’esame del primo album l’ha superato a pieni voti. Come detto prima, il suo primo punto fondamentale riguarda il suono, che cerca il più possibile di essere se stesso e nient’altro. ASTRO è un disco complesso, nel senso che si sposa alla perfezione con più generi, creando di fatto un’aura di versatilità che pochi artisti nella scena italiana possono vantare. In contrasto con questo aspetto, ma al contempo valorizzandolo, c’è l’identità sonora e vocale di Astro. Questi aspetti sono visibili in superficie, e parlano la lingua della vittoria. Però, possiamo scendere ancora un po’, o meglio, salire sugli astri.
La grandezza di mostrarsi, umili e reali.
Nel rap game non è mai scontato trovare un progetto che, alla fine dell’ascolto, risulti vero. Anzi, spesso e volentieri, a partire dai dischi dei cosiddetti “big”, è proprio la vera musica a mancare, in favore del prodotto commerciale e preconfezionato. Seppur ASTRO sia un disco improntato, per certi versi, per piacere al grande pubblico, riesce a mantenere, nei testi e non solo, la verità di Astro. Insomma, stiamo sicuramente parlando di un progetto valido, che secondo noi verrà sottovalutato rispetto ad altri, seppur sia effettivamente di valore.
A questo si aggiunge poi il fatto che, un artista per certi versi ancora “emergente” (in senso molto lato) non si sia fatto schiacciare dai grandi nomi che ha scelto di inserire in questo album. Capo Plaza, Ghali, Anna, Tony Boy, Artie Five e Simba la Rue sono tutti nomi più in voga, ma non hanno stravolto la direzione del disco, né sovrastato il talento del padrone di casa.
Qualche pecca, in tutto questo emergere di Astro, c’è. Nonostante il grosso passo in avanti, alcune lacune sono ampiamente visibili. In primo luogo, il fatto che lo sbalzo a livello di testi sia incidente e chiaro. In alcuni pezzi, il lato più intimo di un artista che ancora non conosciamo a fondo è estremamente interessante; in altri, sembra quasi che Astro lasci a casa la penna, per dare forma solo allo stile. Sia chiaro, parlando di stile, siamo assolutamente di fronte a qualcosa che, ad oggi, ancora non avevamo visto. Eppure, la distanza è troppo grande per non pensare che potesse fare qualcosa in più. Oltre al fatto che l’ascolto completo, dalla prima all’ultima traccia, risulti appesantito dal fatto che alcune tracce siano molto simili, svuotandosi l’un l’altra della qualità che invece gli si voleva imprimere.
Quindi, com’è andato il primo album di Astro?
In conclusione, ASTRO è sicuramente un album di discreto livello, seppur sia solamente un passo verso qualcosa che, però, può essere decisamente migliore. Come presentazione è sicuramente intrigante, soprattutto perché mostra le potenzialità di un artista che si può prendere più occhi addosso di quelli che ha oggi. Nella nuova scena, Astro è quello con più ispirazione melodica, oltre ad una grande versatilità che gli può permettere collaborazioni inaspettate, almeno per ora. Abbiamo iniziato a intravederne le qualità dal “Players Club ’23”, il percorso sembra in ascesa.
Non ci resta che stare a guardare.