“LOCURA”, il dialogo di Lazza con la fama

da | Set 20, 2024 | Eventi, Recensioni album

L'oscurità della fama e il viaggio nella mente di un artista chiamato alla riconferma: "LOCURA", il nuovo progetto discografico di Lazza, è realtà dalla notte del 20 settembre.

Il disco dell’anno che vuole essere il disco degli anni.

LOCURA è l’ultimo album di Lazza, l’ennesimo capolavoro di precisione e continuo perfezionamento di un artista che è continuamente alla ricerca di se stesso e del proprio suono. Prima di parlare del disco, vi portiamo in una location d’eccezione, dove l’artista ha potuto presentare quest’ultimo progetto. In zona San Babila, in quel di Milano, nel palazzo di Audemars Piguet, si è tenuta una sorta di conferenza, anche se possiamo definirla più una presentazione informale, quasi una chiacchierata di gruppo con il cantante. Ambientazione, featuring, produzioni sono al centro dei discorsi, visto che comunque sono gli aspetti su cui Lazza ha maggiormente puntato. Il belvedere della città meneghina è la cornice perfetta per presentare un progetto come questo. Il cielo nuvoloso che copre la grandezza, lo sterminato susseguirsi di palazzi, strade, vie, così come sulla fama si riversa un’ombra, che Jacopo ha messo al centro di questo suo lavoro.

Bene, è arrivato il momento di addentrarci nei meandri di questo disco, consapevoli che serve ben più dell’udito per ascoltarlo, capirlo, interiorizzarlo. Ci troviamo costantemente a parlare di mercato musicale, del fatto che ormai chiunque faccia musica e dunque sembra che il tutto sia ormai saturo. Anche i big sono chiamati a riconfermarsi costantemente, e Lazza con LOCURA non fa eccezione. “Sirio è vicino al disco di diamante, un risultato enorme, che però segna anche un paletto. Il nuovo progetto del rapper milanese sarà all’altezza della precedente discografia? Non ci resta altro, se non scoprirlo.

Il toro è entrato nell’arena: per Lazza è l’ora della LOCURA

Abbiamo già parlato di ZERI IN PIÙ, che introduce il disco, con un’ospite d’eccezione come Laura Pausini. Spesso l’intro è un modo per creare un’atmosfera intorno cui si svilupperà il disco. Ecco, non questa volta, non avete idea di cosa vi aspetti. ABITUDINE riprende in parte quell’idea che ha creato “ALIBI”, la seconda traccia di “Sirio”. Già da qui si vede l’enorme passo in avanti di Lazza: le due tracce hanno entrambe il compito di creare una nuvola di pensieri e attese nei confronti dell’album, eppure è ABITUDINE a spingerci verso l’ovvio. Ovvio, perché LOCURA non è un progetto come gli altri, se l’intro non l’avesse lasciato intendere.

Ed ecco il primo featuring del disco: già sentito a “LOCURA OPERA N.1”, nella cornice di San Siro, FENTANYL mantiene tutta la propria energia anche nella versione studio. Sicuramente è una delle canzoni che ha il maggior potenziale per distruggere le classifiche nei prossimi mesi (conoscendo la capacità di Lazza di restare nelle charts), ma non è solo una hit. La produzione di Drillionaire e Miles spinge i due artisti più grossi in Italia, facendo rendere al massimo anche la strofa di Sfera. La coppia d’oro è la prima (total rap, naturalmente) che ci presenta LOCURA. Ma, come ben sapete, non è finita qui.

L’ambivalenza di Jacopo e Lazza

Come fa, un artista arrivato anche oltre le stelle, a mantenere il primato, continuando a stupire? In questo disco è tranquillamente percepibile l’ambivalenza tra l’uomo e l’artista, tra la musica e la scrittura. CERTE COSE, in questo senso, è uno dei brani più importanti: suono e parole si guardano, distanti, ma riescono a darsi una mano, per perfezionare il vortice di concetto e melodia. -3 (PERDERE IL VOLO) invece è tutto ciò che la maggior parte dei fan del rap aspettava con un’enorme ansia addosso. Jacopo e Marracash non li avevamo mai sentiti in coppia (“SPORT + muscoli RMX” a parte). Possiamo solo dirvi che hanno superato le aspettative, creando qualcosa di davvero unico ed irripetibile nel rap italiano. Una fusione di stile e scrittura perfetta, l’incastro è di quelli completamente riusciti.

Sto? Tre lettere e chiunque abbia visto “LOCURA OPERA N.1” (anche sui social) sa di cosa stiamo parlando. GHETTO SUPERSTAR è la prima collaborazione di Lazza con Ghali, pezzo candidato ad essere tra i più emozionanti del disco. Meno lavoro tematico, molta più aderenza allo stile, a quell’attitudine che li ha resi invincibili. Difficile trovare qualcuno a cui possa non piacere questo brano. Sottovalutata sarà MALE DA VENDERE, che si discosta un po’ dall’atmosfera precedente, per aprire una nuova pagina di LOCURA. Il toro ha caricato, ma ora?

La sorpresa in mezzo al boato

Cosa hanno in comune le successive sei canzoni di LOCURA? Nulla, se non che hanno tutte, a proprio modo, una forza espressiva di una certa idea, soprattutto musicale. VERDI NEI VIOLA è prima di tutto il capolavoro di Miles, che ha creato un ambiente stimolante per uno come Lazza, che fa della versatilità il suo punto di forza. Probabilmente la più riuscita del progetto a livello di sperimentazione sonora.

CANZONE D’ODIO cambia completamente modalità, anche se quasi non si nota il volo pindarico. In questo contesto Lil Baby riesce a lasciare il palco al collega che lo ospita, mettendo semplicemente una firma finale, importante e pesante, su un brano complesso. Avreste mai pensato che la strofa di Artie 5ive potesse essere una delle migliori? Probabilmente no, visti i giganti con cui è andato a confrontarsi…come non detto, ha decisamente superato le aspettative (ma aspettiamo di sentirlo live).

Nessuna sorpresa la traccia successiva, del resto, siamo abituati alla costanza qualitativa, oltre che quantitativa, di Guè. ESTRANEO parla la lingua del rap, anche grazie alla partecipazione del signor Cosimo Fini. Le parole da spendere su HOT non sono molte, visto che il suo ritornello già era ampiamente conosciuto ancora prima che uscisse LOCURA. Ascoltare il brano completo conferma le aspettative, lasciando addirittura qualcosa di più in termini di flow e stile. Ed eccola, un’altra delle collaborazioni più attese dai fan. Lazza ha scelto una giovane promessa, che ormai più che promessa è certezza, come Kid Yugi. Solo dal titolo, MEZZE VERITÀ dà l’idea di una traccia sulla quale si può esaltare una penna come quella del rapper di Massafra. Anche in questo caso, quello che speravamo è ciò che otteniamo, un brano in grado di scavare dentro, distogliendo lo sguardo da ciò che vuole il mercato, per parlare a chiunque abbia voglia di capire.

Chiudere un disco, mantenendosi al centro.

Cinque tracce, tra cui la hit 100 MESSAGGI, per chiudere quello che può davvero essere il disco degli anni. SAFARI, GIORNO DA CANI e BUIO DAVANTI, insieme al brano precedentemente citato, sono tutte le diverse facce dello stesso solido che è LOCURA. Lazza ha dimostrato di saper fare letteralmente qualunque cosa se si parla di musica, restando coerente a se stesso come artista, ma anche come uomo. Questi quattro brani sono, forse, il riassunto del disco, il giro trionfale del toro attorno all’arena, dopo aver sbaragliato tutti gli avversari. Almeno, così è all’apparenza. Ed ecco che il toro si gira, guarda tutto ciò che ha fatto, ed è questo, il momento prima dell’uscita di scena, che rappresenta DOLCEVITA, l’outro. Nonostante l’intensità di questo finale, molti hanno pensato di paragonare questo brano a “15 Piani”, accostando la base, il flow, questo e quell’altro.

Eppure, la fine di questo disco è davvero unica, il passo fuori dalla scena, in grande stile. Forse il brano che più riesce a tenere uniti Lazza e Jacopo, il lato artistico e quello profondo, animale, che esce solo alla fine della LOCURA, quando ormai il caos è realtà.

LOCURA è il disco degli anni?

Dovrete aspettare gli anni, per conoscere la risposta a questo quesito. Ora possiamo solo dirvi le nostre impressioni, su quello che è il progetto discografico più atteso che possa esserci stato in questo 2024. In cima a questo disco c’è l’indubbia qualità musicale di Lazza, che ha costruito un album che ha così tante diversità, da riuscire ad essere unico e coerente. I brani sono tutti inquadrati, accettando contaminazioni da più generi. Non è solo rap, non è solo trap o drill, e sicuramente non è un album pop. Parliamo di quello che, a livello di suono, è probabilmente il disco più lavorato che sia uscito nel rap italiano negli ultimi anni. Lazza si è riconfermato, aumentando anzi la considerazione che il pubblico ha di lui. Potremmo anche non chiamarlo più rapper, ma semplicemente artista a tutto tondo.

LOCURA non ha un vero flop, ma qualcosa di rivedibile c’è. Drillionaire ci ha abituati a grandi produzioni, riconoscibili (non solo dalla sua tag), ma soprattutto reali, cucite a pennello sugli artisti. Eppure, nell’ascoltare tutto questo disco, l’idea è proprio che lo step fatto da Lazza, non sia stato a sua volta compiuto da Diego. A livello di produzione musicale, il meglio viene dato da quel poco che c’è di Miles, che invece riesce a portare costantemente freschezza. Il fatto che molti sample sembrassero già sentiti (e quindi campionati?), ha deluso una parte del pubblico. Provare per credere: HOT, uno dei banger, ha un beat molto simile all’omonima traccia di Tony Boy, contenuta in “Umile” (ed è solo uno degli esempi che si potrebbero fare).

Ed ecco perchè Lazza, per assurdo, esce ancora più forte da tutto questo. Anche nel riconoscere una piccola falla a livello di produzione, non si può non notare che l’artista milanese si sia totalmente preso suoni, magari appartenuti ad altri artisti, rendendoli pienamente suoi. Quasi non ci si ferma a vedere se la base di quel brano sembra quella di un altro, perchè un artista in quanto tale è in grado di trasformarla e piegarla alla sua sfera, alla propria influenza.

Il lato buio della fama

Un filo, in conclusione, si traccia tra tutte queste canzoni, riesce a dare linfa e senso alla LOCURA. Questo è il lato buio della fama, che è quel demone con cui tutti gli artisti devono scontrarsi. Nel mondo dei social, dove tutto deve essere sempre più veloce, qualche volta anche vissuto con meno intensità, si perde il valore del tempo. Di conseguenza, si tende a dare meno peso al pensiero degli altri, a ciò che una persona (e dunque un artista, visto che rientrano nella categoria) può provare in quel determinato momento. Proprio questa è la LOCURA: più che follia, l’idea che il mondo di Lazza, ad oggi, sia caotico, anche se sembra tutto dorato e luccicante, come il palazzo di Re Mida.

Non abbiamo alcuna intenzione di dare un voto alla musica, proprio perché un album come questo cambia di opinione da una persona all’altra. Possiamo solo riconoscere il lavoro sempre più preciso e ampio che fa Lazza sui propri brani, rendendoli talvolta profondi, talvolta euforici, sempre di altissima qualità, tutti guidati verso un certo scopo. Se qualcuno avesse dubbi su chi sia il meglio in Italia, ha appena ottenuto la risposta desiderata, perché LOCURA è fuori dall’1 di notte del 20 settembre.

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