Una Pioggia Rossa di talento e passione

da | Mag 11, 2024 | #Cromosomiintour

L'Arci Bellezza di Milano viene travolto dalla musica di Pioggia Rossa. Vi raccontiamo 6 gocce senza ombrello.

Pioggia Rossa si presenta così:

Facciamo solo dischi che ci piacciono dal 2017.

Pioggia Rossa Dischi è un’etichetta discografica che nasce a Genova nel 2017.

Nasce dall’idea che la musica sia un viaggio da condividere con altri.

La pioggia rossa sta cominciando a scendere.

La serata all’Arci Bellezza è un’occasione per riscoprire alcune identità musicali e scovare perle nascoste: ad alternarsi sui due palchi sono in totale 6 artistə.

Maestro Pellegrini

Dai Criminal Jokers con Motta agli Zen Circus, la sensibilità del Maestro Pellegrini è stata forse sempre un po’ sacrificata sull’altare del rock e della voglia di fare casino. Ma la fiamma non si è spenta, dando vita prima alle 9 carezze di Fragile, album d’esordio da solista del 2020, e poi a Chi Sono Io, EP di 5 brani appena uscito.

Francesco decide di mettersi a nudo (letteralmente, in copertina, sfidando a testa alta lo shadow ban di Instagram) ancor più di quanto avesse fatto in Fragile. Se del primo album erano le parole a catturare il cuore e l’attenzione, Chi Sono Io va oltre, ricordando al mondo perché Maestro non è solo un nome d’arte. 

Irene Buselli

Non sempre essere sottili significa essere destinati a spezzarsi; qualche volta, piuttosto, è necessario per riuscire ad arrivare ad una profondità come quella che Irene Buselli ci regala in Così Sottile. La voce delicata di Irene è lo strumento perfetto per posarci addosso un testo che alleggerisce le paure di non essere abbastanza, che abbraccia le fragilità e ci fa sentire più presenti nel mondo.

Non dobbiamo cercare sempre di essere qualcosa in più: la nostra forma e lo spazio che occupiamo nell’universo vanno bene così, sono adeguati e più che sufficienti per meritarci il nostro viaggio.

Irene ha 27 anni, viene dalla città di De André ed entra nelle nostre orecchie in punta di piedi, sottile come il nome del suo singolo, per poi crescere di intensità insieme alla base strumentale che infonde coraggio e speranza.

Il gioco di significati che gira intorno ad una parola tanto semplice quanto versatile porta gli ascoltatori a trovare diverse linee di lettura, riuscendo a trasmettere qualcosa di unico e capace di parlare a tante persone diverse, in un modo intimo e personale.

Ascoltando invece Il Palombaro, le sonorità più ritmate ci accompagnano in un vortice magnetico e accogliente.

Il messaggio è chiaro e, anche in questo caso, mescola malinconia e speranza, lasciando un senso di profondità non spento dalla tristezza ma illuminato dalla voglia di andare oltre: esiste sempre un contesto per noi. Non dobbiamo fare l’errore di misurare il nostro valore in base a ciò che abbiamo intorno.

Nervi

Nervi sembra un cognome, ma è un po’ un nome d’arte e un po’ il nome di un gruppo (tipo Marilyn Manson). Lo abbiamo visto a X Factor sotto forma di band, giusto il tempo di triggerare Dargen D’amico e far innamorare Ambra con una cover pazzesca, prima di cucirsi addosso un’identità solista e tornare fedele al suo marchio tragicpop. L’estetica è quella delle icone rock bohémien un po’ dannate e divorate dalla loro sensibilità, il timbro musicale è di quelli che rimangono impressi, ben condito da una voce che riesce a trasmettere testi semplici ma puntuali. Davvero una bella alchimia, una luce elettronica rock con radici cantautoriali.

Nella serata all’Arci Bellezza è senza dubbio Nervi la sorpresa più grande per chi non lo conosceva e una bella conferma per chi l’aveva già visto live. Ha la capacità di trascinarsi dietro il pubblico, anche la grande fetta che non aveva mai sentito i suoi pezzi. Si reincarna per un attimo nei CCCP e mostra un talento innato nell’occupare il palco come una vera rockstar.

Jebel

Il modo in cui Jebel interpreta il rap e strizza l’occhio all’ R&B è effettivamente interessante. Il grande rischio in questa fase è quello di essere trascinato dentro alla tentazione oscenamente pop che forse darebbe un alone di “già sentito” al suo progetto. Alcuni passaggi dei suoi pezzi sembrano traballare pericolosamente tra un macchiettistico Tiziano Ferro e un featuring tra Ultimo e una boy band, ma le possibilità per fare qualcosa di grande ci sono tutte: Un’altra festa è un pezzo davvero notevole e maturo, come anche Nebbia. Adesso si tratta solo di seguire la strada giusta.

Mare

Quando nella biografia di Spotify inserisci come riferimenti, nella stessa frase, Björk, i Massive Attack e Luigi Tenco, è difficile poi aspettarsi qualcosa di banale. E infatti.

L’urgenza di buttare fuori un’esplosione di emotività si sente tutta, Mare scrive e produce i suoi pezzi con la testardaggine di chi vuole trasmettere una realtà sincera. In tutta onestà non saprei cosa aspettarmi da lei, ma la curiosità di riascoltarla l’ha accesa eccome.

Balto

Una band, suoni pop-rock e testi cantautorali: una ricetta vista spesso in quello che si chiamava indie negli anni ‘10. Una ricetta che ha funzionato alla grande e ha la possibilità di funzionare ancora. I Balto sembrano vicini a tanti aspetti dell’indie che ci ha fatto innamorare, a un passo dalla scintilla giusta, ma forse ancora lievemente acerbi. D’altronde finora hanno pubblicato un solo album e hanno già comunque un numero non disprezzabile di ascolti su Spotify (per chi apprezza questi numeri). 

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