I FRENÈSYA & Cura ci portano lontani “Anni luce” da qui

da | Mag 3, 2024 | Recensioni singoli

Come ogni venerdì, il mercato musicale ci dà qualche gioia. Il 3 maggio debutta a mezzanotte anche Anni luce, il nuovo singolo dei FRENÈSYA in collaborazione con CURA. Anni luce è un brano dalle sonorità decisamente hyperpop e sperimentali, impreziosito dalla voce melodica di CURA. Ascoltare Anni luce è come entrare in una discoteca alt […]

Come ogni venerdì, il mercato musicale ci dà qualche gioia. Il 3 maggio debutta a mezzanotte anche Anni luce, il nuovo singolo dei FRENÈSYA in collaborazione con CURA.

Anni luce è un brano dalle sonorità decisamente hyperpop e sperimentali, impreziosito dalla voce melodica di CURA.

Ascoltare Anni luce è come entrare in una discoteca alt di Bologna, tipo il Dumbo. Un sacco di suoni diversi, cambi di ritmo e modifiche sui synth. Un po’ anni ’80, un po’ anni 2000, un po’ 2024: la base musicale di Anni luce è un collage di varie tendenze pop che si sono susseguite nel tempo, rimanendo però sempre aggiornato. Più che pop, il risultato è hyper: è oltre, è a metà fra la techno, la musica elettronica, l’R’n’B inglese e il pop leggero.

E alla fine ecco Anni luce, che è il viaggio sensoriale del duo FRENÈSYA e della cantautrice CURA.

Le voci dei fratelli Federico e Flavia (ossia i FRENÈSIA) si armonizzano perfettamente con quella calda e cristallina di CURA. La formazione sembra vincente e, infatti, ascoltando bene cosa vuole dirci, ci chiede di fare uno sforzo. I tre ci mostrano una vera e propria frenesia di esperienze tattili fra due persone, invitando anche noi a fare caso a cosa tocchiamo, sfioriamo, calpestiamo. La speranza è sempre quella di riuscire a toccare le corde giuste, raggiungendo completamente l’altro. Decisamente più facile a dirsi che a farsi: a volte rimaniamo davvero “in mezzo al blu” e basta.

Se il duo FRENÈSYA ci aiuta a capire in modo sinestetico cosa significa non essere sicuri di arrivare davvero a una persona, CURA ci aiuta a vedere la situazione davanti agli occhi, come in una polaroid.

Con questo brano, gli artisti ci invitano davvero a pensare alla profondità delle nostre relazioni umane: a volte siamo così vicini, ma così lontani, che manco ce ne accorgiamo.

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