Quando l’economista e scrittore francese Attali, in un saggio sull’economia politica della musica, diceva che da venticinque secoli la cultura occidentale cerca di guardare il mondo senza capire che quest’ultimo non lo si guarda ma lo si ode, non lo si legge ma lo si ascolta… beh, secondo me si riferiva proprio ai Cor Veleno.
A parte gli scherzi… Gli appassionati dell’etimologia non si saranno fatti sfuggire l’allusione alla sfera religiosa o simbolico rituale. Ma il Fuoco Sacro dei Cor Veleno non fa riferimento alla fiamma perpetua che le vergini cercavano di mantenere sempre accesa nel tempio di Vesta.
Al contrario, Fuoco Sacro dei Cor Veleno fa pensare a quella scintilla che nel lontano 1993 al Palladium fece esplodere il culto Hip Hop, dapprima allo Zulu Party e poi nel resto d’Italia. Risulta logico però, che sia nel caso delle Vestali che in quello dei Cor Veleno, sempre di cultura romana stiamo parlando.
La nuova faccia dei Cor Veleno in “Fuoco Sacro“
Di tempo ne è trascorso davvero molto ma la musica dei Cor Veleno ha assunto le sembianze di un epitome del presente che trascina con se le voci di un passato lontano che ancora ci affascina e seduce. Rimaniamo inermi a guardarlo quando sarebbe meglio ascoltarlo, se non addirittura venerarlo.
Sembra un passato che mai potremmo riavere indietro. Interrogandoci su come il trio romano oggi abbia cambiato approccio al microfono e, nello specifico, sui meccanismi che sono alla base del presente, comprendiamo che i Cor Veleno sono più moderni di quelli che oggi consideriamo i futuristi della musica.
Non lo dimostrano solo le collaborazioni con la nuova scena Inoki, Willie Peyote, Mostro, Ele A, Franco 126, Nayt e neanche il feat col fuori classe Fabri Fibra, figuriamoci l’attenzione verso i Colle Der Fomento, Ugo Crepa, Klaus Noir e Marlon Peroza. La musica del trio romano risulta progressista rispetto a una staticità armonica e accordale dell’urban italiano; sviluppata e specifica a livello concettuale e presente nel senso che vive, avanza e si evolve in una produzione musicale liquida come quella che stiamo lentamente attraversando. Dinamica per le barre, visionaria per la lirica, travolgente per i beat.
E se dunque è vero che per i Cor Veleno il Fuoco Sacro rappresenta quella fonte inesauribile di passione, è anche vero che le opere dei Cor Veleno, anche quelle passate, ci parlano attraverso il verbo del presente storico. E cioè: ieri la loro musica era introiettata dal presente, era al presente per il pubblico per la quale era concepita e oggi noi possiamo discuterne al presente, possiamo anche metterle in scena al presente ma sappiamo benissimo che ci vengono dal passato. Un passato però che tuttavia non risulta ancora decaduto in prescrizione.