Le forme d’arte non si discostano mai troppo le une dalle altre, a volte consapevolmente, altre meno, si contaminano ed evolvono di pari passo. L’evoluzione stilistica e musicale sono andate di pari passo, cercando l’una sfogo nell’altra. Ogni genere musicale è confluito nella moda, palesando quelle caratteristiche che rendono l’unicità. Basti pensare alla stravaganza del punk, all’eleganza della musica classica. Il rap, da che ne abbiamo memoria, ha portato però una rivoluzione di spettro molto più ampio. Linguaggio, moda, ma anche rivalsa sociale sono alcuni degli aspetti che la “musica del popolo” ha permesso di mettere in evidenza.
La storia del rap contiene una connessa storia della moda che gli appartiene.
Dalla sua nascita per le strade, ai palazzetti, stadi e palchi come Sanremo, sicuramente il rap ha fatto una strada gigantesca, forse più complicata rispetto a molti altri generi musicali. Ovviamente questa strada, parallelamente, vede anche una crescita a livello stilistico e soprattutto economico. La cultura del rap non si è sicuramente propagata dai salotti borghesi, forse proprio per questo una gran parte del pubblico giovanile ci si riconosce. Parliamo di fatto della prima ondata culturale di caratura mondiale, a livello musicale, che parte dai bassifondi per poi evolversi fino all’apice delle classifiche.
A livello di moda nel rap dunque, il cambiamento è proporzionale all’aspetto economico, ma anche di visibilità del genere. Se dalla cultura cinematografica degli anni 90 e primi 2000 la figura del rapper ci viene mostrata pari al gangster di strada, col passare dei decenni questa percezione inizia a cambiare radicalmente.
In Italia abbiamo artisti che hanno quell’approccio di strada alla moda, parlando per esempio di Shiva e Paky.
I due artisti, spesso in coppia sul beat, hanno un approccio molto street per il loro vestiario, pur spendendo cifre importanti che sicuramente non sono quelle di cui disponevano gli artisti alla nascita del genere. La spesa non vuole cambiare però la sostanza, l’atteggiamento, l’attitudine street, che poi è tutto quello che si riflette nei testi delle canzoni. Sulla loro scia vanno tutti quegli artisti che sono rimasti più incollati a quel tipo di rap. Prendiamo per esempio il collettivo di San Siro, soprattutto un artista come Rondodasosa, che si rifà, sempre in atteggiamento street, ad ambienti più americani che italiani.
Il rap però si è evoluto, dal boom bap e il gangsta rap, abbiamo visto le contaminazioni punk, pop, indie e così via. Proprio il continuo suo progredire l’ha portato ad acquisire una valenza primaria all’interno del panorama musicale italiano. I giovani e non solo oggi si approcciano all’ambiente rap con moltissima facilità, acquisendone lo slang e quei concetti alla base che vanno ad intersecarsi con la cultura giovanile attuale. Evoluzione e contaminazione hanno preso la parte musicale, ma anche quella testuale e, ovviamente, stilistica.
Un artista rap che si può considerare iconico a livello stilistico è Ghali, che negli anni ha subito critiche ma è riuscito anche ad ispirare.
In molti ricorderanno quella volta in cui Guè ha dissato Ghali, sostanzialmente per il modo in cui vestiva. Un fatto ormai passato e superato, che però è esplicativo. Per far parlare uno dei più importanti sulla scena, bisogna fare qualcosa che abbia un certo impatto. Dagli anni della nascita della trap ad oggi, la strada dell’artista italo-tunisino è stata complessa. Musicalmente, passando da un disco ad un altro, troviamo una crescita netta, che poi va a riflettersi anche nei temi di denuncia sociale, che spesso troviamo nei suoi brani. E così anche per quanto riguarda lo stile, che molti considerano eccentrico, sicuramente lontano da quell’ambientazione rap, di strada, da cui è partito.
Parliamo poi di un artista ben più longevo, la più grande icona del rap italiano, Marracash. Se tutti ne conosciamo le origini, ancora di più vediamo l’attualità, il punto di arrivo. Nel suo caso sia l’età porta consiglio, ma anche quel passaggio più introspettivo della sua musica l’ha portato anche ad una tipologia di abiti molto differente. Giusto per rendere l’idea, è finito in copertina su Vanity Fair, nei giorni precedenti al Marrageddon.
Un artista che concilia la sua parte street con quella più introspettiva, anche a livello di moda, è Lazza.
Un altro che è molto diverso da quello che era agli inizi è Jacopo, che dalle strade di Milano è arrivato fino al festival di Sanremo. A livello di outfit, in base al palco o all’occasione che gli si presenta, Lazza si presta in maniera differente. Possiamo ricordare dell’abito rosso dell’Ariston, così come la tuta che indossa nell’episodio più recente di real talk. Parliamo di uno degli artisti più ascoltati in Italia, che proprio per questo ha sviluppato anche una capacità di esibire un certo outfit e status in base all’occasione.
Lo stesso discorso va fatto anche per uno come Tedua, che molti ricorderanno dei videoclip degli inizi. Da Orange County alla Divina Commedia il passo musicale è stato gigante, il cambiamento stilistico lo vediamo impresso nei videoclip. Dalla maglietta del Boca del video di Wasabi Freestyle, all’abito sfoggiato nel video di Hoe. Così come Sfera Ebbasta, che forse per primo ha reso grande l’idea del trapper pieno di gioielli, coi denti d’oro e le firme addosso, giusto per dirla come molti la vedevano allora. Lui è stato il primo in tanti aspetti, compresa l’evoluzione dello stile, che è forse quello che più risente dell’influenza americana, dove Sfera ha passato lungo tempo per il suo penultimo disco, Famoso.
L’Influenza del Rap nella Moda: dove ci porta questo discorso?
Siamo arrivati dunque a capire che il rap e la moda vanno di pari passo, o che quantomeno ogni artista ha una sua evoluzione che non può essere solo stilistica o solo musicale. Cambiano gli outfit in base a come cambia la personalità e l’attitudine di ogni artista, e proprio questo aspetto si riflette moltissimo sulla cultura di massa. Soprattutto partendo dai giovani, il fatto di seguire con costanza un artista porta spesso a prendere spunto, a livello di atteggiamento e di vestiario.
La cultura rap sostanzialmente, partendo dalla strada, dai bassifondi, è diventata un enorme bacino sociale, che racchiude un’enormità di persone, di conseguenza strati sociali differenti. Forse proprio per la sua umile origine è il genere che più è riuscito ad espandersi e a penetrare nella cultura giovanile. Il fatto che il rap sia adatto per la denuncia sociale, ma anche per questione più leggere, semplicemente per lo svago e per il diletto (basti pensare al freestyle), ha reso molti rapper delle vere e proprie icone.
Non solo scalare le classifiche, ma anche entrare con forza in quelle situazioni che prima erano precluse: questa è la conquista del rap, questa è la conquista di un movimento per tutti, che ha portato chi l’ha approcciato a diventare uno dei pochi. Come ci ha ricordato il festival di Sanremo di quest’anno, la cultura giovanile è intrisa di musica, attitudine e stilistica rap, che ormai si è preso uno spazio predominante all’interno del panorama musicale italiano.
Il rap, la moda e la cultura giovanile: tre fili che, ormai, si intrecciano alla perfezione per tessere quella che oggi chiamiamo società.