Preceduto dai singoli “Da Quando Non Ci Sei” (ft. Shadaloo), “UNITED” (ft. Lvnar) e “Waiting“, “Keep quiet, Stormy night” è il nuovo EP di Seife, disponibile dal 18 gennaio.
In noi, spesso, convivono due anime che si tolgono e accrescono a vicenda. La parte più frivola, apparentemente priva di pensieri pesanti, capace di far festa fino all’alba seguente. E poi, la metà pesante, che si rivela nel silenzio più totale, che porta a galla tempeste che pensavamo di essere riusciti a domare. La parte che crea scompiglio, pone domande, mette faccia a faccia con sé stessi. E proprio nell’esatto momento in cui il disordine interiore viene a galla, si trova la pace. La consapevolezza che la notte solitaria sia il posto migliore che si riesce ad abitare.
“Keep quiet, Stormy night” di Seife è la discesa nella parte buia di noi stessi. Una fusione di suoni oscuri, quasi ipnotici, che catapultano nella calma della notte, dove la mente – liberata da obbligate finzioni – viaggia fino quasi perdersi.
Un viaggio solitario difficile, che può portare nei posti più disparati, ma che ricompone. Mette al loro giusto posto i frammenti sparpagliati del nostro io. La famosa sensazione del “bisogna perdersi, per potersi ritrovare”.
Un viaggio che non può che iniziare da una separazione. “Da quando non ci sei” (ft. Shadaloo) è la traccia che apre “Keep quiet, Stormy night”. Il brano dipinge la difficoltà di tornare a camminare con i soli propri passi, quando ormai si era abituati ad andare in due. Sembra quasi che le gambe non reggano e ci si ritrova a prendere ossigeno attraverso sigarette fumate di fretta. Così estraniati da sé da lasciare che la ceneri cadi al suolo. Al suolo come ci si sente, quando dopo essersi fusi con qualcuno, il dubbio su chi siamo ci assale. Quando non si riesce a stabilire quanto di noi ci appartenga realmente o sia solo la traccia del tocco che ha lasciato l’altro.
Qui nulla di nuovo, qui nulla di nuovo
Ne accendo un’altra da solo
La cenere che cade al suolo
E bevo sennò poi mi annoio
La voce di Mecna, con cui Seife collabora da anni, accompagna il secondo brano dell’EP “Fiori+Spine”. Il brano ricorda come i sentimenti più veri non sono limpidi, bianchi o neri, ma così confusi da annebbiare la vista.
Ricorda che l’equilibrio, spesso, si raggiunge attraverso stabili contrasti. C’è la lotta dentro l’amore, c’è l’offesa dentro la parola, la spina che protegge il fiore. L’amore non arriva senza conoscer anche la parte più oscura e tagliente dell’altro, quella che ti fa perdere le staffe e coniugare male i verbi. Quella che non ti fa dormire la notte e ti imprigiona nel passato.
Tra i fiori e le spine ormai ci abitiamo
Ma se non c’è una fine quando ci fermiamo
È un’eternità che mi guardo indietro
E non mi fa dormire più
Se non è il sonno ad arrivare la notte, al suo posto ci sono le consapevolezze. Consapevolezze amare da digerire. “Ancora un Po’” (ft. Haru) parla di quanto sia difficile, prima ancora di rivelare le proprie intenzioni all’altro, ammettere a sé stessi che un amore sia finito. Ponderare sul piatto della bilancia quanto quel rapporto dà e toglie. Sforzarsi di capire se il male minore sia rimanere soli o continuare a farsi male in due.
Che essere lasciati è uno schifo, ma lasciare richiede coraggio. La fermezza necessaria per decidere, quando un rapporto è logoro, di non continuare a mettere pezzi di scotch su strappi che si fanno sempre più larghi. Ma, di strappare completamente il foglio per iniziare di nuovo a scrivere un capitolo da sé. Per iniziare quel viaggio tempestoso nella notte che porterà a riconoscere di nuovo sé stessi.
Sto cercando di dirmi che non ti amo più
Sto cercando di farmi meno male
L’ossimoro “quiet” e “stormy” presente nel titolo richiama proprio a questo, la necessità della tempesta per poter raggiungere la quiete. Quel vortice intriso di rimpianti del passato, paure per il futuro, passi falsi nel presente che risucchia a tal punto da portare come risultato una calma piatta.
E quel vortice, quella tempesta, non può che rivelarsi nel silenzio. Dunque, “Keep quiet” afferma Seife e godetevi quel viaggio.