Tuffo nella “Realtà aumentata” dei Subsonica

da | Gen 12, 2024 | #Cromosomiintour

A distanza di cinque anni dal loro ultimo progetto, i Subsonica tornano con Realtà aumentata, decimo album in studio del gruppo torinese. Abbiamo partecipato alla presentazione del disco in Santeria Toscana, avvolti (per non farci mancare nulla) da un’inedita immersive exhibition pensata nel minimo dettaglio, in collaborazione con il collettivo artistico Sintetica. Anticipato dai tre […]

A distanza di cinque anni dal loro ultimo progetto, i Subsonica tornano con Realtà aumentata, decimo album in studio del gruppo torinese. Abbiamo partecipato alla presentazione del disco in Santeria Toscana, avvolti (per non farci mancare nulla) da un’inedita immersive exhibition pensata nel minimo dettaglio, in collaborazione con il collettivo artistico Sintetica.

Anticipato dai tre brani Pugno di Sabbia, Mattino di Luce e Adagio e dall’annuncio su un ring all’Ex Macello di Milano lo scorso ottobre, Realtà aumentata è senz’altro il modo migliore per iniziare questo 2024. Undici brani, tra cui un featuring con i concittadini Willie Peyote ed Ensi, scritti nel corso del 2023, sintesi di una realtà che ci ha fatto fare i conti con fragilità, incertezze, guerre, carenza di umanità e individualismo estremo. 

Che i Subsonica siano una delle band che negli ultimi trent’anni ha portato una vera e propria rivoluzione musicale nel panorama nazionale è cosa assodata. Eppure, si sa, far coincidere cinque teste diverse dopo innumerevoli anni di successo, riconoscimenti e percorsi da solisti (per giunta durante questi ultimi anni folli) non è così semplice e neanche così scontato.

E quindi è sorto il dilemma generale: ricostruire i pezzi dalle fondamenta e fare nuova musica o lasciare perdere?

Il buon Boosta, autoproclamatosi titolista d’eccezione durante la conferenza stampa, ha suggerito a tutti noi presenti un titolo: “I Subsonica ci servono” e mi viene da dire, per fortuna (e che titolo d’impatto). In quattro parole Davide è riuscito, in maniera ironica e autocelebrativa quanto basta, a racchiudere la risposta al quesito precedente.

Ed è proprio con queste premesse che Samuel, cosciente di ciò che i Subsonica sono da decenni, inizia a ripercorrere le fasi che hanno portato alla genesi di Realtà aumentata:

«Lavorare nei Subsonica non è una cosa semplice (come persona “fisica”, singola). I Subsonica non sono una vera e propria équipe fatta da persone diverse, ma è un’entità che in qualche modo appare nel momento in cui noi cinque siamo insieme. Farla apparire all’inizio era facile, bastava essere vicini e questa entità si palesava. Nel tempo è diventato sempre più complicato: la vitalità personale di ognuno di noi in qualche modo si metteva in mezzo»

«Abbiamo attraversato ere geologiche nella musica italiana, abbiamo visto accadere di tutto e siamo arrivati al punto in cui, dopo aver passato parecchio tempo a distanza per la pandemia che ci ha allontanato tantissimo, dopo aver fatto ognuno di noi un percorso in solitaria, ci siamo chiesti se era necessario questo decimo album, se era necessario che i Subsonica continuassero a raccontare se stessi, a raccontare il mondo con i loro occhi»

«Ma forse l’assenza di questa entità poteva essere un problema per tutti quanti noi e quindi abbiamo deciso di riunirci di nuovo, di far rivivere questo spirito e dar vita a questo album»

«Credo di parlare a nome di tutti e cinque quando vi dico che Realtà aumentata sarà uno degli album migliori realizzati dai Subsonica»

Max prende la palla al balzo e continua così:

«In un gruppo devi continuare a sceglierti. Quasi trent’anni di storia con i compagni di viaggio vogliono dire anche trent’anni di conoscenza viscerale e intima. L’ultimo album in studio 8 non è stato un album facile, ha logorato un po’ il senso di appartenenza di ognuno di noi all’interno del gruppo  ed è vero, come ha appena detto Samuel, che prima  di rimetterci in moto con una nuova fase di scrittura ci siamo veramente chiesti come affrontare tutto ciò e se lo volessimo veramente. Ci siamo detti che avremmo dovuto recuperare qualcosa della “prima stagione” dei Subsonica e così è stato»

«Dal mio punto di vista ho visto di nuovo una band capace di orientarsi senza confini in un mondo in cui, non essendoci dei generi dominanti tutto è possibile, ma è anche possibile smarrirsi. Quindi, con bussola alla mano, non abbiamo avuto paura di provare a lasciarci andare»

Sempre su Realtà aumentata Ninja aggiunge:

«Questo album torna ad essere particolarmente identitario. Identitario perché ci sono tutti i tratti distintivi di quello che siamo, il ritmo, il suono, le parole, ciò che ci ha reso riconoscibili, ciò che ha stabilito il patto narrativo per il quale molte persone dal 96 a oggi hanno ancora il piacere di seguirci. Allo stesso tempo, è perfettamente calato in una forma espressiva del tutto nuova.
Io mi sono preso la briga di verificare se ci fossero delle analogie con i lavori passati: in questo caso, francamente, faccio fatica a trovare dei riferimenti»

Punto centrato e affondato. Il nuovo progetto dei Subsonica si presenta così: nessuna pretesa di essere un disco di hit mainstream, scrittura solida e connotazioni stilistiche e musicali inconfondibili e inimitabili. Un ritorno alle origini per ritrovare probabilmente quella essenza compositiva dei primi tempi.

Continua Ninja ribadendo:

«E perché è potuto capitare questo? I Subsonica hanno ritrovato da un lato, come diceva Samuel, la necessità, l’urgenza di mettersi insieme e fare musica, al contempo hanno ritrovato il piacere di fare questo lavoro insieme. Sottolineo “insieme” perché tutti e cinque tutto il giorno, tutti i giorni, eravamo presenti fisicamente nella stessa stanza.
Ciò ha alcuni pro, alcuni contro, ma ha un vantaggio incredibile: quella che può essere la scintilla di ognuno viene trasformata in tempo reale nella scintilla del gruppo, viene immediatamente connotata come appartenente alla band. Questo per me è stato un risultato importante e per nulla scontato»

«Ho sempre pensato che il principale nemico dei Subsonica fosse i Subsonica e sono molto contento di essere qua e dire che questa sfida per il momento l’abbiamo vinta alla grande»

Ma chi ascolterà Realtà aumentata?

Ci pensa Boosta a trovare una risposta:

«Nella nostra epoca le generazioni si accorciano in maniera sostanziale e drastica. Che pubblico andremo a trovare durante i live? Lo possiamo intuire perché sappiamo che abbiamo una storia lunga, una storia fatta di affetto che va ben oltre il disco. Avendo fatto parte della vita delle persone per tanto tempo, abbiamo visto ovviamente cambiare il pubblico sottopalco, per cui non vediamo l’ora che esca il disco per vedere come sarà recepito dalle persone e da quelli che verranno ai concerti. La vera fotografia della musica e del valore che abbiamo ce l’abbiamo nei live. Durante i concerti, dal giorno uno a quello che deve ancora venire, vediamo il pubblico che c’è, che ha voglia di condividere e che cambia, ma non invecchia. Questa è una cosa molto bella, è uno dei complimenti che ci facciamo. Non invecchia perché cresce»

E cosa aspettarsi dalla dimensione live di Realtà aumentata?

«Il palco è una sorta di luogo sacro per noi, è ciò di cui abbiamo sempre pensato di non poter mai fare a meno, in nessuna fase del nostro percorso.
Non vorrei fare una forzatura dicendo che l’album è quasi il primo passo per arrivare là e là ci arriveremo a breve, ad aprile. Dentro questi concerti ci sarà tanta realtà aumentata, una componente visuale più marcata e d’impatto rispetto al passato, è una bella sfida, ma ci sentiamo in grado di affrontarla. Il filo conduttore di questo spettacolo sarà sempre la “pulsazione”»

Con questo decimo album l’entità Subsonica risuona più forte che mai, ma siamo certi che il suo potenziale potrà essere sprigionato all’ennesima potenza specialmente sottopalco nei principali palazzetti italiani a partire da aprile.
Nel frattempo, non ci resta che immergerci nella Realtà aumentata e farne buon uso.

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