Aspettavamo da almeno sei mesi il concerto dei Ministri all’Alcatraz di Milano, ed era almeno da altrettanti mesi che il concerto era sold out.
L’occasione era speciale: i Ministri dopo l’uscita dell’ultimo disco Giuramenti, nel 2022, e dopo il tour Trio, hanno preso una lunga pausa senza fissa scadenza ma, nonostante questo, hanno deciso di festeggiare i dieci anni di Per un passato migliore con un’unica data live, il 6 dicembre 2023 all’Alcatraz.
Quel disco del 2013 parlava di giovani che vanno a cercare fortuna altrove, di nuovi modi di comunicare, di giornalismo musicale, di logiche discografiche e cambiamenti negli equilibri del mondo della musica. Un disco ancora oggi del tutto attuale. In questi dieci anni tantissime canzoni di quel disco sono state suonate ai loro concerti, probabilmente perché è il disco dei Ministri con più canzoni che hanno segnato la loro storia e quella del loro pubblico.
Ma sentirlo suonato tutto è sicuramente una prima volta.
Avevano annunciato che il concerto sarebbe iniziato tassativamente alle 21:00 e così è stato. L’Alcatraz è bellissimo visto dalla balconata, riempito da un mare di teste, braccia che si alzano all’unisono, un’onda umana che si muove, a tratti lenta ma più spesso “pogante” per due ore di concerto.
La voce di Divi, come sempre col suo tono da domatore di circo, conduce la serata passando da una canzone all’altra. Iniziano, proprio come tutti ci aspettavamo, con Mammut fino ad arrivare, per ultima, a Una palude. Questa prevedibilità non ci annoia, ci fa sentire di conoscerli bene. Ci fa sentire di conoscerci bene anche tra noi, sconosciuti. Quello che hanno fatto i Ministri in tutti questi anni è stato non solo diventare la band di maggior successo del rock alternativo italiano, ma soprattutto creare un forte senso sorellanza e fratellanza nel pubblico che li segue, chi dal loro esordio e chi da più recentemente.
Il concerto non si si ferma una volta finito di suonare tutto Per un passato migliore, la festa continua con alcune delle canzoni più recenti, con gli ospiti e amici Andrea Appino, I tre allegri ragazzi morti e Auroro Borealo in veste di “funzionario del pogo”. Anche la fine, quella vera, del concerto noi già la conoscevamo.
Quando i Ministri iniziando a suonare Abituarsi alla fine noi sappiamo che, dopo lo stage diving di Divi e dopo il lungo strascico strumentale di chitarre e batteria, dovremo ricomporci, asciugare il sudore, placare il bruciore alla gola con della birra, e andarcene.
Per descrivere il concerto, quel muro di chitarra, quegli schiaffi in faccia della batteria, quei pugni allo stomaco del basso, quell’abbraccio collettivo visto dall’alto, basta dire che ogni volta, ed anche questa, tutto quello che vorremmo alla fine di un concerto dei Ministri è: un altro concerto dei Ministri. Ogni volta non sappiamo esattamente quando avverrà. Questa volta non sappiamo nemmeno se avverrà… Se per Federico, Davide e Michele fare questo concerto era porsi una domanda sul futuro, io credo che la risposta avuta dal pubblico questa sera sia stata chiarissima.