“L’ordine delle cose da dire” di Postino tra genio e amarcord

da | Dic 1, 2023 | In Evidenza, Recensioni album

L’ordine delle cose da dire è il titolo dell’album di Postino pubblicato questa notte. Un ritorno insperato, inatteso e incredibile dopo anni di assenza. D’altronde questo ultimo scorcio del 2023 ha già abituato gli assidui ascoltatori del genere ad emozioni forti e ritorni inaspettati (si veda Calcutta). Postino ha scelto forse il modo più corretto […]

L’ordine delle cose da dire è il titolo dell’album di Postino pubblicato questa notte. Un ritorno insperato, inatteso e incredibile dopo anni di assenza. D’altronde questo ultimo scorcio del 2023 ha già abituato gli assidui ascoltatori del genere ad emozioni forti e ritorni inaspettati (si veda Calcutta).

Postino ha scelto forse il modo più corretto per tornare: le origini.

Con origini non si sottintende alla mancata evoluzione musicale dell’artista in L’ordine delle cose da dire. Postino dà, anzi, un’impronta sicuramente rivista e approfondita del suo repertorio. Le origini sono, in questo caso, lo status che l’artista rappresenta per gli ascoltatori. Qui non si tratta più di hype o di strane intersezioni di mercato: Postino sceglie di pubblicare l’album per esigenza personale e artistica. Già questo primo punto messo a fuoco pone l’accento sulla direzione contraria di un artista che non si lega alla massa ma alla sua indole artistica.

Scavando ancora più a fondo, L’ordine delle cose da dire è un forte termometro della folla. Chi ha approcciato quel tipo di scena anni fa si trova ora di fronte una serie di brani (otto) che si traducono nella più gracile e dolce delle esperienze uditive. Perciò Postino, il post-it dimenticato attaccato al pc, ha giocato sulla dimensione nostalgica ma senza malizia, con la sincerità di chi conosce una certa scena musicale.

Dall’altra parte è una forte opportunità per chi non ha mai ascoltato questo spaccato di musica italiana e che vuole avvicinarsi non alla vicenda romantica e sicuramente interessante del caso Postino, ma ad una produzione di musica ormai debellata dal panorama musicale.

L’ordine delle cose da dire è il nuovo che non avanza.

C’è un atteggiamento nel ritorno di Postino che rende il senso dell’album. Se finora si è parlato di un artista vero nei valori e nel modo di fare musica, bisogna svelare (qualora non fosse chiaro) un’ovvietà.

L’ordine delle parole non è stato sicuramente prodotto per restare nei meandri di qualche piattaforma digitale. Postino afferma, forse inconsapevolmente (anche se non ci sarebbe nulla di scandalistico nel contrario) , la posizione che l’album deve avere all’interno della scena musicale attuale. Il concetto è veramente ampio, ma è semplice da riassumere in una pillola che racchiude tutto il significato della produzione di Postino.

Negli anni in cui Calcutta, Brunori Sas, The Giornalisti, Lo Stato Sociale e via discorrendo (per economia del testo non citerò tutti) formavano il genere fagocitando il mercato c’era sempre un’insenatura, una feritoia in cui appariva Postino. Un brano come Ambra era nuda non può non essere citato se si parla della storia recente della musica indipendente. Tutto ciò oggi si traduce in questo status che, però, non è mai ricamato sul personaggio ma su un certo modo di fare musica.

Questo ragionamento oggi è fortissimo ne L’ordine delle cose da dire, perché viene rovesciata la concezione del protagonismo dell’artista con la sua produzione musicale. Una scelta azzardata che potrebbe ripagare presto e che sicuramente, di nuovo, traccia una nuova insenatura nella scena.

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