Lunedì 18 settembre abbiamo fatto un salto (anzi, ballato molto) al Fabrique di Milano per la prima data europea (e unica italiana) del “Playing Robots Into Heaven Tour” di James Blake.
Che James Blake sia un fuoriclasse è ormai cosa risaputa. Pochi personaggi possono includere nel loro ventaglio di esperienze collaborazioni con alcuni degli artisti più influenti della scena musicale odierna. Pensiamo, andando a ritroso nel tempo, a progetti quali la produzione di Blonde di Frank Ocean, di DAMN di Kendrick Lamar, o ancora ai featuring con Travis Scott, Rosalía, SZA, Beyoncé. E fidatevi, la lista di premi e riconoscimenti è davvero lunga e corposa.
Il polistrumentista, produttore e cantautore britannico ci sorprende con un live energico, totalizzante. Un vero e proprio riflesso del suo ultimo disco, un inno, un ritorno e un ricongiungimento con il suo primo amore: l’elettronica.
In apertura il musicista Actress riscalda il palco e, nell’attesa del main artist, un intermezzo tra le note di Avril 14th di Aphex Twin e Mi Mujer di Nicolas Jaar allieta il pubblico, sicuramente provato dalla giornata di scioperi e diluvi a Milano, ma pronto a dare tutto.
James fa il suo ingresso con la band di una vita, con lui da ben 12 anni. Dal primo tocco di tastiera, dalla prima nota emessa, si apre una bolla onirica spazio-temporale. Ne usciremo sicuramente a fine concerto.
Si inizia con la magnetica Asking To Break, passando per I Want You To Know, Fall Back e quella mina di Tell Me. Il tutto condito da un disegno luci mozzafiato.
Tra synth modulari, percussioni e tastiere James Blake trasforma il Fabrique in un club londinese.
Non mancano però i momenti di dialogo con il pubblico. James è spiritoso, modesto ed elegante. Ammette che le sensazioni che questa prima data del tour gli sta regalando sono ben oltre quello che si era immaginato. Ringrazia più volte la wonderful crowd meneghina e tutti coloro che stanno supportando e “divorando” il suo ultimo disco. Non è mai scontato.
Non mancano neanche i salti nel tempo. Con le esibizioni di Retrograde, Life Round Here e una Godspeed da brividi James Blake ci ha davvero indicato la strada per il paradiso.
Si resta sempre un po’ senza parole a seguito di live come questo. Non hanno bisogno di troppe spiegazioni, sono semplicemente esperienze sensoriali in cui immergersi dal primo all’ultimo minuto, saltando, urlando, e perché no, anche piangendo e contemplando.