Classe 1992, nato a Roma, 440.000 followers su Instagram, un milione e mezzo di ascoltatori mensili su Spotify. All’anagrafe Federico Bertollini, ma tutti lo conoscono per il suo pseudonimo Franco126.
La domanda di oggi è: perché le canzoni di Franco126 ci piacciono così tanto?
Penso. La mia prima risposta è, in realtà, un’altra domanda: come si fa a non amare Franchino?
Sì Franchino, non solo perché lo suggerisce il suo nome utente sui social. Franchino perché rappresenta l’amico di una vita, quello che in comitiva c’è sempre stato e a cui tutti vogliono bene, senza domandarsi neanche perché. Questo scenario, in verità, non è poi così lontano dalla realtà che la sua storia umana e artistica ci ha raccontato.
Un contesto, quello degli amici, in cui si è concretizzato così forte il senso di appartenenza, da creare la conseguente necessità di individuare un segno distintivo, che fosse solo loro. Ecco il numero 126, quello dei gradini dell’ormai famosa scalinata trasteverina. E noi che lo ascoltiamo finiamo inevitabilmente per sentirci parte della gang, rivivendo in ogni strofa le dinamiche di una quotidianità che sa essere alla volte spensierata e goliardica, altre dura e malinconica.
Un’altra verità, non scontata, è che uno dei grandi meriti di Franco è quello di essersi fatto apprezzare in tutte le sfaccettature in cui si è mostrato, rendendo, se possibile, l’affetto nei suoi confronti sempre maggiore.
All’inizio è diventato noto al pubblico con l’Album Polaroid, scritto e cantato insieme a Carl Brave. Nessun vero fan supererà mai la separazione di un duo così ben assortito e apparentemente simbiotico, in grado di ritagliarsi uno spazio importante nella scena indie degli anni 2016-2017, che viveva uno dei suoi momenti più alti (prima del tracollo).
La rottura ha fatto male al pari di un amico lasciato solo all’altare il giorno del matrimonio
E forse proprio per questo ci siamo sentiti più vicini che mai a lui, aspettando di vedere la sua strada che direzione avrebbe preso.
Ma quando pensi che sia finita, è proprio allora che (scusami Antonello mio per la citazione involontaria) arrivano due album e un EP da solista che gli permettono di confermare ed accrescere la sua presenza nel panorama musicale italiano. Dedicandosi ad una musica più personale e vicina ai grandi cantautori del passato, che da sempre hanno ispirato il suo percorso artistico, Franchino si ritrova una fanbase genuinamente affezionata al suo stile e alla sua penna, dei quali sembra inevitabile innamorarsi.
A testimoniare il successo e la crescita di questo artista sono stati, inoltre, proprio i suoi colleghi, come dimostrano i numerosissimi feat e collaborazioni collezionati dal 2018 ad oggi e che coinvolgono non solo esponenti della piazza romana, ma anche di risonanza nazionale.
Come dicevo, le facce di Franchino non finiscono qui. Il ragazzo romano, infatti, è fresco dell’uscita di Cristi e Diavoli, album realizzato insieme alla LoveGang, ovvero un collettivo romano che affonda le radici proprio nel suo passato, rappresentato dal gruppo dei 126. Siamo davanti ad un progetto artistico ancora diverso rispetto a ciò che magari in precedenza aveva mostrato solo a piccole dosi.
Brani in cui l’essenza rap di Franchino è libera di esprimersi senza freni perché funzionale al racconto di quella Roma che ha cresciuto un gruppo di ragazzi che ancora oggi sono insieme, senza tradirsi e spalleggiandosi nella conquista dei propri sogni.