acate come nome d’arte, Francesco Aiello all’anagrafe. L’anno di nascita è il 1998, il luogo è in provincia di Varese e si chiama Luino. Il suo nome non è ancora famoso ed altisonante, eppure ci sono alcune premesse per cui potrebbe diventarlo.
acate non è un artista qualunque, e soprattutto non è il tipo di rapper che si improvvisa tale. Si appassiona prima al beatmaking, facendo un po’ di tutto, dal pop all’elettronica, passando per il cantautorato. Appena maggiorenne inizia a pubblicare da indipendente, salvo poi passare sotto etichetta, in Domino Management e Piuma Dischi. Piuma+ è il nome del suo primo progetto, sotto Piuma Dischi. Dimmi che si fa? è il titolo del suo ultimo brano.
Dimmi che si fa? ha tutta l’aria di una canzone che resta facilmente in testa. La musicalità e la tematica del brano si uniscono e vanno a braccetto per esprimere quel concetto unico di ansia sociale e di frenesia.
Il beat è di natura semplice ma incalzante, il continuo battito che accompagna acate nel corso della canzone gli consente di trasmettere un senso di animata inquietudine. Un’esplosione di ansia, di emozione incessante e costrittiva viene portata dall’artista, che utilizza anche strumenti tecnici, come i cambi ritmo nel mezzo e i cambi di vocalità elettronici nel finale. Il tutto, per delineare l’ingresso in una dimensione priva di tranquillità, anzi caratterizzata dall’incessante peso d’ansia che ci porta l’esistenza stessa.
Il testo e il modo di interpretarlo di acate vanno a rinforzare il concetto di fondo che esprime la parte musicale. Il concetto di ansia sociale ed esistenziale viene estrapolato dalle fondamenta e trasformato in qualcosa di più profondo, attraverso l’uso dell’ironia e non solo. La parola chiave è esagerazione, o esasperazione del tema. Tutta la retorica che utilizza nel brano, serve solo ad esprimere ciò che il titolo quasi grida. Dimmi che si fa?
La vena di acate non è, come si può tranquillamente comprendere dall’ascolto del brano, prettamente rap. In Dimmi che si fa? entriamo in un mood che rimanda all’elettropop, nella sua veste meno moderna, come si faceva una volta.
Una canzone rivestita come se fosse una dama leggera, che dentro di sè porta un significato diametralmente opposto. Una parola dell’oggi, espressa in un modo che forse sarebbe stato più normale se l’avessimo sentito una volta. Ha saputo farsi capire, acate, sperimentando e giocando con la musica. E per scoprire tutto questo, potete solo ascoltare il suo ultimo pezzo. Dimmi che si fa? è disponibile su tutte le piattaforme streaming.