É un tipico lunedì pomeriggio di novembre in perfetta Palette Milano.
Post pausa pranzo ci ritroviamo a sorseggiare un caffè e a scambiare quattro chiacchiere in un salottino di Sony Music con Anzj (“si pronuncia anzi” cit.), all’anagrafe Andrea Anzivino, artista e producer milanese di cui abbiamo già parlato a seguito dell’uscita dei brani NOTTI DI MAGGIO, LUNA STORTA e TU SAI TUTTO : 3 pezzi dalle sonorità indie pop che si fondono all’elettronica, caratterizzati da una forte impronta introspettiva.
Anzj si racconta e ci parla di CAMMJNO (Columbia Records/Sony Music Italy), il suo nuovo album fuori l’11 novembre su tutte le piattaforme digitali.
8 tracce che, una dopo l’altra, scandiscono il sentiero talvolta tortuoso che l’artista ha dovuto affrontare, un percorso che va a simboleggiare le molteplici fasi della vita, i diversi stadi di una relazione.
Ecco quello che ci siamo detti:
Innanzitutto come ti senti in questi giorni? Manca poco all’uscita di Cammjno…
Felice, impaziente, un po’ stressato per le consegne varie, ma mi sento molto bene.
Io inizierei dalla domanda di partenza per eccellenza: come nasce il tuo progetto?
Ho interpretato Cammjno come un diretto sequel di Spazjo. Se in Spazjo, che è nato nel periodo del Covid, l’attenzione è diretta verso ciò che nasce dalla mia immaginazione, verso una sorta di viaggio onirico che parte dall’interno e si espande verso l’esterno, qui invece è un po’ il contrario. Nell’epoca post-Covid, dove si ricomincia a vivere e a fare esperienze, questa sorta di equilibrio si inverte; ciò che è all’esterno tendo a internalizzarlo e farlo mio. Ho voluto narrare quello che è accaduto con varie istantanee, quasi come se fosse un diario di bordo. Ogni brano ha legato a sé il proprio mood visivo. Varie istantanee che unendosi formano la copertina del disco, che può essere anche visto come il moodboard del progetto.
Ho ascoltato il tuo lavoro e devo dire che mi ha subito colpito. Già dal primo ascolto ho notato una peculiarità: ogni singolo sembra essere diverso dall’altro, ma allo stesso ho percepito un filo logico, un inizio e una fine ben precisi.
Spiegami un po’, qual è il fil rouge di Cammjno?
Grazie, mi fa molto piacere. Sono contento che tu abbia precisato la diversità di ogni pezzo perché il mio obiettivo è proprio quello di dimostrare poliedricità a livello artistico. Un aspetto che mi caratterizza è il fatto di ascoltare diversi generi, sono fan di molti generi, e quindi cerco di far riflettere questa mia tendenza in quello che faccio.
Di nuovo, se in Spazjo c’era più coerenza a livello sonoro, qui il filo logico e la coerenza sono date dal fatto che ci sono tante istantanee dello stesso percorso, quindi tanti momenti diversi dello stesso percorso che ovviamente si declina in diverse modalità: a seconda del luogo, del mood, delle persone con cui interagisco. Il fil rouge di tutto è proprio l’idea del percorso di vita di questi ultimi due anni e delle cose in cui mi imbatto, che voglio fotografare e imprimere poi a livello musicale.
Cosa ci dici a proposito delle due collaborazioni all’interno dell’album?
In Spazjo non avevo nessun feat., qui invece ho voluto provare a sperimentare e vedere come la mia voce può mescolarsi e giocare insieme a quella di altri artisti. Le due collaborazioni all’interno di Cammjno sono nate in maniera spontanea, non c’è stato niente di forzato, anzi. Sono molto contento del risultato e non è una cosa scontata. Spesso si fanno feat. perché ci vogliono collaborazioni in un progetto e poi sei costretto a pubblicarle. Ovviamente non è questo il caso.
Nel caso di MY BAD, conosco Sethu già da quasi tre anni, siamo stati in studio insieme diverse volte, è un mio amico e assieme a suo fratello abbiamo prodotto il pezzo in un pomeriggio. Siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Lui poi, rispetto ai brani della sua discografia per cui è più conosciuto, è stato più melodico ed è una cosa che ho molto apprezzato. Poi è stato interessante questo botta e risposta tra le nostre voci che, a mio parere, si sommano molto bene.
Nel caso di TU SAI TUTTO con Camilla Magli, la situazione è leggermente diversa poiché non la conoscevo personalmente, l’ho conosciuta in studio. É tutto nato anche qui in maniera spontanea, lei ha ascoltato il mio brano e qualche giorno dopo ho ricevuto una demo ed era esattamente quello che cercavo, quello che mancava al pezzo. Questo mi ha reso molto contento perché TU SAI TUTTO era un brano che quasi non volevo pubblicare, lo sentivo sempre molto incompleto.
Le due collaborazioni sono due lati della stessa medaglia: in MY BAD io mi rendo conto di non essere stato me stesso con l’altra persona, invece in TU SAI TUTTO proprio perché mi sono aperto troppo ho paura che quest’altra persona possa utilizzare le mie debolezze come strumento contro di me.
E invece c’è un brano a cui sei particolarmente legato?
In realtà sì. Quello a cui sono legato di più emozionalmente parlando è AMORE TERMINALE, il brano secondo me più complesso da comprendere, però è quello che ho scritto in meno tempo. É stato proprio uno sfogo. Lo vedo come l’Outro di questo progetto e ho voluto sperimentare con questo drone iniziale che dura quasi un minuto.
Ho narrato qualcosa che ho vissuto, l’idea di una relazione a distanza, sempre filtrata da uno schermo, che in un certo senso raffredda qualsiasi tipo di interazione. Quindi sì, è sicuramente questo il brano a cui sono più legato.
Poi ovviamente anche in altre canzoni come LUNA STORTA affronto tematiche a me molto care come il ritorno nel paese nel quale sono cresciuto dopo aver vissuto nella frenesia di Milano. Ho voluto inserirlo per primo nella tracklist perché proprio da lì nasce un po’ tutto il resto del concept.
Per quanto riguarda le influenze musicali, cosa ti ha segnato di più?
Io cerco sempre di mantenere la mia identità, però sicuramente ci sono stati degli artisti anglofoni che hanno influenzato il mio lavoro. Mi viene in mente Flume per fare un esempio. Penso anche alla musica hyperpop, a underscores. Questi artisti mi hanno tutto sommato influenzato, soprattutto a livello di scelte timbriche.
Mi parli del processo creativo dei tuoi pezzi? Com’è strutturato?
Anche in questo caso io vario molto in quanto io stesso mixo, masterizzo, e registro le voci. Ci sono canzoni che nascono da memo vocali, brani in cui sono partito dalla strumentale come in SUONO LOUD . Quello che cerco di fare il più possibile è non vedere il workflow del processo creativo come uno step by step, come un qualcosa da fare, ma cerco al contrario di seguire il flusso di come avvengono le cose. Se sento di voler registrare prima le voci e poi modificare la strumentale faccio quello e viceversa.