Midnight in Paris non è forse il più illuminato dei lungometraggi di Allen, ma è senz’altro sul podio dei più iconici.
Se non altro mette in luce la parte patologica, seppur in modo dolce e morbido, della nostalgia. La chiamano Sindrome dell’Epoca d’oro, ossia l’incapacità di accettare il presente e di proiettarsi come meccanismo di difesa nel passato.
I Twenty One Pilots, per certi versi radicatissimi nel presente, dagli inizi della loro carriera si teletrasportano (e ci teletrasportano) a piccole dosi in epoche diverse, passate e future, attraverso il loro sound. Una veste cangiante, la loro, come il velluto quando ci passi sopra col palmo della mano.
Scaled And Icy non fa eccezione: si tratta infatti di un progetto eterogeneo, dissimile, variegato.
C’è la solita vena hip hop, nel senso più ampio del termine, visto che per certi versi la loro influenza è più urban-trap, ma c’è ovviamente anche la batteria acustica col rullante sul due e sul quattro.
Ci sono le chitarre, ora acustiche, ora elettriche ma soprattutto ci sono i synth acidi e psichedelici, che si prendono la scena prepotentemente in questi trentasette minuti e quarantadue secondi di trip.
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